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Caro papà

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Caro papà

di Dany9007
7 stelle

Già a partire dalla seconda metà degli anni '70 i grandi protagonisti della commedia all'italiana stavano declinando. Questo non ha impedito di sfoderare alcuni gioielli in un periodo tragico sia a livello politico (con gli anni di piombo ed una situazione di instabilità sempre più angosciante) sia a livello cinematografico (erano gli anni in cui emergeva la commdedia sexy). Come dimenticare alcuni titoli qualiAmici miei con i protagonisti che non si interessano nemmeno lontanamente delle vicende che li circondano, ma anzi le esorcizzano con scherzi micidiali, per non parlare del più cupo, ed in questo caso proprio legato al momento storico, Un borghese piccolo piccolo, che oltre a rappresentare l'ultima magnifica interpretazione di Sordi (poi destinato ad un lento declino professionale) in un certo senso ha sancito la fine della commedia all'italiana, o lo sarà anche 1980 sarà il soggetto più "intellettuale" de La terrazza con i protagonisti a fare i conti con i propri fallimenti generazionali. In questo caso Dino Risi prova una strada molto più diretta (ma non per questo del tutto riuscita) nel narrare un contesto contraddittorio, spietato ed in un certo senso "ermetico". Si può criticare un certo bozzettismo nel tracciare i personaggi: Gassman è di nuovo nel ruolo del grande imprenditore, poliglotta, spietato con gli avversari economici, trafficone, elegante (ruolo simile all' Ing. Santenocito de In nome del popolo italiano, anche se stavolta non ci sono tracce di appalti truffaldini o inquinamento di mari e fiumi), lo stesso vale per i componenti della famiglia: la figlia tossicodipendente (e assolutamente trascurata dal padre), la moglie con tendenze suicide ed annoiata da una vita nel lusso sfrenato, il figlio, che sarà la figura più importante della vicenda, simpatizzante degli estremisti di sinistra.

Risi quindi fa emergere le difficoltà di comunicazione tra le due generazioni: i padri ormai "schiavi" del capitalismo (con qualche amicizia reazionaria) e i figli simpatizzanti maoisti, che però vivono in gabbie d'orate con tanto di maggiordomi, autisti e camerieri. I tentativi del protagonista di avvicinare la generazione del figlio sono piuttosto scontati e fallimentari; così come sono pretestuose le accuse dei giovani nei confronti dei genitori: questi ultimi accusati persino di retorica quando parlano della Resistenza. Detto questo il film, seppure con un protagonista eccellente (Gassman premiato anche a Venezia) ed un soggetto tutto sommato interessante, non evita scivoloni nelle soluzioni un po' più facili e meno risolutive (ed in alcuni casi inverosimili): sin dall'inizio si ipotizza che l'attentato in divenire sia nei confronti del protagonista, abbastanza inverosimile che un diario così compromettente venga lasciato in bella vista su una libreria, altrettanto inverosimile che l'attentato venga compiuto all'estero (oltretutto nella trama non si spiega nemmeno chi sia il killer), per non parlare della guardia del corpo giapponese "in incognito" che fa di tutto per farsi notare e fallire miseramente il suo compito.

Tra le figure che si sono interessate alle condizioni di salute del protagonista dopo l'attentato subito, vengono citate Andreotti (allora Presidente del Consiglio), l'avvocato Agnelli (all'epoca a capo della più grande industria privata) e Michele Sindona, allora considerato uno dei più grandi finanzieri del Paese, e che nello stesso anno ha commissionato l'omicidio del Commissario Ambrosoli.

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