Regia di Dino Risi vedi scheda film
Uno squalo della finanza si rende conto a poco a poco che il figlio, col quale non c’è mai stato dialogo, è entrato nella lotta armata e sta preparando un attentato. Gassman ricalca il personaggio di C’eravamo tanto amati, nella sua involuzione da partigiano idealista ad approfittatore cinico e senza scrupoli; ma il film, al di là dell’analisi sociale (che resta convenzionale e poco incisiva), è soprattutto un drammatico apologo sull’estraneità fra generazioni e sul conseguente sfacelo morale: il figlio terrorista e la figlia ex tossicodipendente convertita alle religioni orientali hanno la loro controparte in un nonno che sembra rimasto fermo all’Italia pre-industriale (non a caso si occupa solo delle piante del giardino) e che a sua volta non ha niente in comune con un figlio da lui considerato degenere. C’è qualche eccesso grottesco, qualche inverosimiglianza (non è credibile che il ragazzo lasci in giro il proprio diario, che equivale a una confessione di colpevolezza): è un film non perfetto, ma coinvolgente e interessante.
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