Regia di Renato Castellani vedi scheda film
Considerato il film anticipatore del "neorealismo rosa", a me sembra soprattutto l'ultimo esempio di neorealismo (quello "vero", per intenderci), complementare, in quanto volto in direzione opposta al coevo Umberto D. desichiano. Come nella maggior parte delle commedie - in senso classico era commedia qualsiasi vicenda che avesse un esito positivo - ciò che conta e che dà il senso all'operazione, più che la trama d'amore contrastato (che qui ha una risoluzione sulla base del modello La vita è meravigliosa), conta lo sfondo e le figure che vi si muovono, i paesani, il mercato dei cavalli, il cafone al commissariato di città, i pregiudizi atavici che dettano i comportamenti della gente e così via. Notevole, comunque, la prestazione della giovanissima Maria Fiore (quasi una Harriet Andersson di Monica e il desiderio), che da "adulta" non ha trovato ruoli altrettanto adatti a lei.
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