Regia di Renato Castellani vedi scheda film
Il giovane Antonio torna al suo paese in Campania dopo il servizio militare: deve mantenere la madre e i numerosi fratelli, e si arrabatta in ogni modo per guadagnare qualcosa (fra l’altro, letteralmente, vende il sangue a una signora che ha bisogno di trasfusioni). Ma un fatto scombussola tutti i suoi progetti: Carmela, figlia del pirotecnico del paese, si innamora di lui e tenta in ogni modo di stargli vicino (Maria Fiore interpreta un personaggio indimenticabile, uno dei più vivi del nostro cinema). Il loro è un amore goffo, tenero, ostinato: lui non vuole problemi e fa di tutto per togliersela di torno, anche se le vuole bene; lei non si piega alle ingiunzioni del padre, che rifiuta un genero pezzente, e organizza una specie di fuga che dovrebbe costringerlo ad accettare un matrimonio riparatore. Questo film rende alla perfezione un concetto: il neorealismo rosa (espressione che io non uso mai in senso negativo) non consiste solo nel raccontare le schermaglie sentimentali di sartine e operai, ma è la naturale evoluzione del neorealismo senza aggettivi. Castellani non fa sconti, non disegna un quadretto idilliaco delle sane virtù popolari: la madre di Antonio piange miseria e poi gioca al lotto i soldi che il figlio le manda, il mancato suocero gli mostra un’ostilità spietata, il prete lo licenzia da sagrestano quando scopre che attacca manifesti del PCI, la sorella viene compromessa da un possidente che la sposa solo previo versamento di una dote; insomma, siamo in un clima da romanzo di Verga. Ma alla fine viene fuori l’imprevedibile: la solidarietà fra poveri. L’ultima scena è meravigliosa, non si sa se ridere o piangere e si finisce per fare entrambe le cose: quando il padre di Carmela si rifiuta di riaccoglierla in casa, Antonio proclama davanti a tutti che vuole sposarla comunque; allora ogni bottegaio si fa avanti a offrire qualcosa per aiutare la coppia, mentre lui promette che pagherà, non sa come ma pagherà. Sono i due soldi di speranza del titolo: sono pochi, ma bastano a fare la differenza fra una vita da bestie, tesa alla pura sopravvivenza giorno dopo giorno, e una vita che osa guardare al futuro.
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