Regia di Richard Quine vedi scheda film
Ottimo remake in musica di una pellicola del 1942 con Rosalind Russell protagonista e la regia di Hallchje che nonostante il non elevato budget a disposizione, offre il destro a Quine per realizzare un film effervescente e variopinto al punto giusto, utilizzando al meglio le possibilità offerte dal formato Cinemascope in auge in quegli anni.
Ottimo remake in musica di una pellicola del 1942 con Rosalind Russell protagonista e la regia di Alexander Hall. Un grosso contributo per la gradevolezza dell’insieme va certamente attribuito alla qualità della alla sceneggiatura (opera dello stesso regista e di Blake Edwards, già incisivamente capace, nonostante la giovane età, di lasciare una impronta indelebile del suo indubbio talento): lo script, pur nella “leggerezza” della trama, riesce infatti a dare una adeguata consistenza “drammatica” alla costruzione del racconto e a “disegnare” con sufficienti sfumature non prive di ironia, le sfaccettate psicologie dei personaggi (mutuati da un convenzionale romanzo di Ruth McKinney, già ridotto per le scene teatrali da Joseph Field e Jerome Chodorov) con dialoghi e situazioni briosamente divertenti che ben si integrano con gli strepitosi balletti e le canzoni (quest’ultime per altro non eccezionali, ma comunque piacevoli e “orecchiabili”, opera di Jule Styne e Leo Robbin) che contrappuntano e animano, in perfetta sintonia con gli avvenimenti raccontati, questa deliziosa pellicola. La storia, abbastanza scontata, narra di due sorelle che “sbarcano” in cerca di lavoro, dal paesello natio (una sperduta cittadina dell’Ohio) nella rumorosa e caotica realtà Newyorchese. Fra delusioni e amarezze (che rappresentano il “sale” di queste situazioni così codificate e conformi da rasentare spesso il cliché), la meno esuberante delle due (Ruth), dovrà farsi “carico” di proteggere la più scapestrata e “avventurosa” Evelina, insidiata da troppi pressanti corteggiatori, ma riuscirà a sua volta a ritagliarsi il suo legittimo “angolo di felicità” trovando “in contemporanea” la propria anima gemella che le consentirà di “coronare” con successo il suo sogno d’amore, così che ancora una volta “tutti i salmi finiranno in gloria”, per la serie “e vissero felici e contenti”. Niente di nuovo sotto il sole come si può vedere, ma in questi casi non è mai la vicenda che conta, ma come la si racconta, e qui il regista (Richard Quine) riesce ad essere effervescente, energico e variopinto al punto giusto, utilizzando al meglio le possibilità offerte dal formato Cinemascope in auge in quegli anni, nonostante il non elevato budget a disposizione. Merito anche dell’affiatato contributo di tutti gli interpreti, a partire da una indiavolata Janeth Leigh nell’insolito ruolo (per lei) di Evelina (ma ancor più brava ed “adeguata” risulta la godibile prova di Betty Garrett – la sorella Ruth - meno “appariscente” e più riflessiva, ma analogamente “spumeggiante”, alla quale è affidata anche l’interpretazione di uno dei migliori brani musicali: “As Soon As They See Evelyn”) per finire a un giovanissimo ma già “grintosamente” spassoso nella sua dimessa dabbenaggine, Jack Lemmon. Eccellenti, come già detto, i numeri musicali che possono contare sulla “professionale” e ineccepibile resa di ballerini di chiara fama (alcuni dei quali destinati a luminosa carriera anche nella più impervia strada delle regia). E’ il caso di Bob Fosse, qui impegnato in un incomparabile duo acrobatico insieme a Tommy Rall davvero da antologia, e soprattutto in uno stupefacente assolo (“Give me a Band and My Baby”) che può essere considerato (e catalogato) fra i più innovativi e impegnativi risultati di quella ormai lontana e irripetibile stagione. Da ricordare inoltre tutti i “traballanti” spassosissimi momenti offerti dalla “pretestuosa reiterazione” del susseguirsi incessante dei passaggi dei treni della metropolitana, capaci di rendere “instabili” suppellettili e persone e, fra i pezzi musicali, il duetto “canoro” (“Ther’s Nothing Like Love”) eseguito all’unisono dalla Leigh e dalla Garrett, sorelle “compatibili” e contrapposte.
P.S: Nonostante che la locandina di Film Tv indichi il bianco e nero, vi assicuro: il film è a colori!!! Ci mancherebbe altro!!!!
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