Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Luis Bunuel non solo era un grande talento (diciamo pure tranquillamente un Maestro del cinema), ma era anche un uomo. E, come tale, in qualche modo doveva pur campare. Queste Avventure di Robinson Crusoe, trasposizione piuttosto fedele del romanzo di Daniel Defoe, rappresentano con ogni probabilità il prodotto meno personale del regista, nonchè l'opera più smaccatamente 'alimentare' della sua intera carriera. Nonostante lo stesso Bunuel rimaneggi il testo d'origine in una sceneggiatura firmata a quattro mani con Hugo Butler, davvero c'è poco in questo film che faccia pensare all'autore di Salita al cielo o Lui (El), per dire due dei titoli più significativi licenziati fino a quel momento dal Nostro. Anzi, di bunueliano c'è proprio poco nella parabola 'educativa' di un uomo che rimane solo con sè stesso per lunghi anni, trova un indigeno, lo civilizza per quanto possibile e riesce infine a tornare a casa; rimane qualche graditissimo, ma passeggero fulmine qua e là, come la scena di Venerdì che indossa il vestito da donna, ma il cielo è e rimane sereno per tutti i 90 minuti della pellicola. Bravi comunque gli interpreti, con un Dan O'Herlihy (Robinson Crusoe), già MacDuff nel Macbeth di Orson Welles di pochi anni prima, che ottenne la nomination all'Oscar. 5/10.
Robinson Crusoe è l'unico sopravvissuto ad un naufragio; trascorre oltre vent'anni su un'isola deserta e solo quando ormai ha perso la speranza di rivedere un essere umano incontra un indigeno, che ribattezza Venerdì.
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