Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Fa un po' specie (e anche un po' male) vedere Luis Buñuel alle prese con quest'opera tratta dal romanzo omonimo di Daniel Defoe. Il risultato finale è un discreto film d'avventura e poco più.
Distante dal "realismo visionario" del periodo messicano ("Los Olvidados", "El", "Ensayo de un crimen", "Susana" per citarne solo qualcuno) e lontano anni luce dal cinema del suo successivo periodo francese. Assenza dell'atto mancato tipicamente buñueliano. La componente onirica appena accennata. L'ambiguità di fondo, il dramma interiore della solitudine del protagonista e il tema dlla religiosità, trattati in maniera superficiale.
Cosa ancor più "grave", il fatto che il regista spagnolo sconfessi la sua concezione sulla "musica da film".
"Detesto la musica. Io tendo a sopprimerla perchè è una facilità troppo grande. Quanti film reggerebbero se se ne sopprimesse la musica?...Non tollero più la musica che sottolinea, che accompagna una cavalcata o che accentua un abbraccio".
Qui, invece, Luis Buñuel si comporta all'opposto di quanto affermato e di quanto è palese nelle sue opere (post "Las Hurdes").
Ne "Le avventure di Robinson Crusoe" la musica viene utilizzata come colonna sonora, come commento in sottofondo con una funzione leitmotivica "classica" e non a livello diegetico (e quindi parte integrante del racconto), come, invece, è riscontrabile in diverse altre sue pellicole (in "Simon del deserto" nel finale si ascolta il rock n' roll all'interno della stanza; in "Viridiana" i mendicanti ascoltano al grammofono il Messia di Handel; Don jaime suona all'organetto musica di Bach. Stessa cosa ne "L'angelo sterminatore", "Il fascino discreto della borghesia", "Il fantasma della libertà" o in forma diversa in Los Olvidados").
Quasi sempre, quindi, "stralci" di musica classica "qui e ora"; mai (o quasi) colonne sonore..
In definitiva, "Le avventure di Robinson Crusoe" è un film che scorre via senza lasciare il segno....buñueliano
6 o poco più....
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