Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
E' vero, è uno dei film più "normali" di Bunuel, e non è tra i suoi capolavori, ma è comunque un bel film. La visione scorre piacevole e non annoia mai, il che non è poco con un uomo da solo su un'isola per più di metà film. Il regista ci sapeva fare, e si vede anche in queste cose. I tocchi di Bunuel, comunque, non mancano: ad es. la rappresentazione del sogno, che infatti è riuscita e originale. Sembra appunto un vero sogno. Si pensi anche a Robinson che mette i piedi sulla testa di Venerdì, in un modo un po' strano per la situazione, poi agli insetti, o ancora al serpente nella cassa del grano.
E' anche interessante il dialogo tra i due sul problema della tentazione e della permissione divina dell'azione del demonio. Al solito, il non-credente Bunuel riesce a mettere a fuoco con acume, oltre che correttezza teologica, uno dei problemi più dibattuti della storia del cristianesimo. Bisogna ammettere che molti registi credenti non ci riescono... Comunque Bunuel disse in più interviste di avere un dubbio insistente sul fatto che Dio poteva esistere davvero; anche a giudicare dalla presenza dell'argomento nei suoi film si nota che non smetteva di pensarci.
Il regista sembra anche insinuare che non esiste molta differenza tra i cannibali locali e certi filibustieri bianchi, rapaci e violenti, e non ha tutti i torti. Quando l'uomo civilizzato si abbandona al male diventa come un selvaggio, o peggio.
Se forse scontenta un po' certi fan di Bunuel, può quindi accontentare più spettatori che amano il cinema classico e non surreale. E' un film visto pochissimo e sicuramente da riscoprire.
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