Regia di Jacques Tati vedi scheda film
Primo film lungo di Jacques Tati, rappresenta un esordio di ottimo livello per il comico francese: un film che riesce ad unire risate e poesia come pochi altri sono riusciti a fare. Da vedere assolutamente nella copia a colori che circola a partire dagli anni Novanta grazie al lavoro congiunto della figlia dell'autore Sophie Tatischeff e del direttore della fotografia Francois Ede nel recuperare il vecchio negativo a colori che non era stato utilizzato al momento della distribuzione nelle sale per problemi tecnici. È un film che rielabora un precedente cortometraggio di Tati intitolato "L'ecole des facteurs" e dove già si avverte quella satira della modernità e delle innovazioni tecnologiche che sarà uno dei cavalli di battaglia dell'autore; tecnicamente ben girato, con grande attenzione ai dettagli visivi della cittadina di Sainte-Severe sur Indre, dove fu realmente girato. È un film di impianto più tradizionale rispetto ad opere successive come "Playtime", molto più astratto, ma funziona benissimo sia nelle gag visive e gestuali, sia nelle notazioni sociologiche sugli abitanti di questo borgo di provincia. Il personaggio del postino Francois annuncia per certi versi il successivo monsieur Hulot, ma rimane una creazione azzeccata con un uso del linguaggio molto originale e divertente; la sua smania di imitare i postini americani efficienti e veloci è il pretesto per una serie di trovate comiche davvero spassose che culminano in un adeguato crescendo nella parte finale. Ad essere onesti, però, nella prima parte il film risulta un po' lento a causa di una certa dispersione dell'intreccio su particolari tutto sommato poco rilevanti nel quadro complessivo dell'opera. Peccato che Tati sia stato così esigente e perfezionista da girare soltanto sei lungometraggi, di cui "Giorno di festa" rimane uno dei più memorabili ancora al giorno d'oggi.
Voto 8/10
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