Regia di Alberto Bevilacqua vedi scheda film
Tognazzi è probabilmente l'unica cosa che si salva del film. Non c'è male,a dire il vero, nemmeno per la colonna sonora (melensa al punto giusto) di Morricone, la Schneider è un po' troppo algida, la storia è in sostanza didascalica. Come allegoria è fin troppo evidente: l'autoconservazione del potere, l'inaccettabilità dei sentimenti (quelli positivi) nel mondo degli affari, l'aridità come fondamenta del capitalismo/consumismo, del sistema produttivo moderno. Un po' pochetto.
L'occupazione di una fabbrica genera scontri con le forze dell'ordine; ci scappa il morto. La vedova, pur cosciente del paradosso sociale, intreccia una relazione con il padrone. Quando quest'ultimo ammorbidisce la sua visione per amore della donna, gli industriali colleghi-rivali decidono di farlo eliminare.
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