Regia di Alberto Bevilacqua vedi scheda film
Figura d'intellettuale venuto dalla provincia(Parma,nel caso),Alberto Bevilacqua ottenne diversi successi dalla metà degli anni Sessanta al decennio successivo:per l'esordio alla regia cinematografica,scelse un suo lavoro molto venduto,"La califfa",che fu comunque un film che piacque abbastanza al pubblico,che gli tributò buoni incassi,ma non convinse la critica.Effettivamente,proprio nella scena della terza riunione degli industriali,"La califfa" mette in bocca al protagonista,l'imprenditore riformista Doberdò,l'accusa ai colleghi,di essere demagogici ,ma è invece il difetto maggiore di sceneggiatura e lungometraggio:l'atteggiamento è generico,si parla di sciopero,di atti di coraggio,di conflitti classisti ,ma non si specifica mai a pro di che,anche se ce lo possiamo immaginare.E l'ottica dell'autore è chiaramente borghese,perchè è al povero padrone del vapore Doberdò che Bevilacqua guarda con maggior simpatia,sottolineandone ad ogni occasione il coraggio delle scelte e la volontà di capire.In sostanza,"La califfa" è a dir poco ingenuo,quando non pressapochistico,e non morde troppo:merito dei due protagonisti se l'operazione è tuttavia decorosa.Tognazzi in un gioco raffinato di mezze tinte che esalta la sensibilità non dozzinale del personaggio,la Schneider sensuale,rabbiosa e magnetica.Ma quanto eri bella,Romy,in maniera indescrivibile...
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