Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Mentre si apparecchiano i preparativi per l'accoglienza del presidente Kennedy a Dallas, nel '63 la polizia di stato e l'F.B.I., guidati dal ranger Red Garnett (Eastwood), ingaggiano un'efferata caccia all'uomo. La preda è l'evaso Butch Haynes (Costner) che, preso in ostaggio il piccolo Philip (Lowther), si muove alla volta dell'Alaska, alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto. Tra Butch e Philip, entrambi privati della presenza paterna, scatteranno sentimenti di amicizia e Butch finirà per assumere il ruolo paterno della figura assente. Ma la caccia si concluderà tragicamente.
Con un registro straniato ed asciutto, capace di dribblare ancora una volta le regole hollywoodiane (i due protagonisti si incontrano soltanto per un attimo sul finale), Eastwood usa il più classico dei riferimenti del cinema americano, quello dell'inseguimento, per mostrare con cinismo ed ironia e senza alcuna concessione al sentimentalismo le contraddizioni assurde di questo mondo: un galeotto che per un'inezia finisce in carcere diventando un criminale; l'F.B.I. che spreca risorse ed energie per inseguire un rubagalline ma non riesce a decifrare la sciarada del caso Kennedy; i genitori che picchiano ed umiliano i propri figli; Garnett - l'unico a credere (giustamente) che l'evaso finirà in un vicolo cieco - che è costretto a vedersela con una manica di invasati; Butch finito per sbaglio in galera proprio per un errore del suo inseguitore Red. Ancora una volta, Eastwood si fa promotore di un cinema di alto profilo morale, attraverso un'operazione impopolare che fa comunque di lui un grande regista.
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