Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
E vabè. Costner ha appena traumatizzato un bambino per tutta la sua vita sequestrandolo e mettendolo di fronte a crimini, armi da fuoco e fughe disperate; e si sofferma su un padre operaio di famiglia che dà uno schiaffo al proprio figlioletto per futili motivi. Come pensa di risolvere la disaffezione paterna, se non puntando all'uomo una pistola in faccia, davanti al proprio figlio? Americano, troppo americano, Eastwood ha la tecnica e la potenza del grande narratore, ma ancora manca del tocco di grazia che raggiungerà qualche anno dopo con lavori come Mystic river o Space cowboys. E soprattutto non si sa contenere: considerata la storia, due ore e un quarto sono eccessive, punto e basta. La critica all'America violenta e frenetica è evidente, pure troppo: e in questo Eastwood si conferma appunto americano (ovvero tendente per forza di cose, per sua natura al grossolano ed al patetico, vedasi l'involontariamente ridicolo finale); mette così in bocca al protagonista la constatazione "non sono un brav'uomo, ma neanche il peggiore", che la dice lunga sulle ragioni del film. Peccato anche per la prestazione meravigliosa del piccolo Lowther (difficile vedere un bambino recitare così sciolto, e di conseguenza difficile vedere un regista così bravo nel dirigerlo). Già, peccato.
Un pericoloso criminale evade e sequestra un bambino, che porta con sè nella sua disperata fuga. Un poliziotto ed una psicologa si mettono sulle loro tracce. Nel frattempo il rapporto fra criminale e bambino si stringe.
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