Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Texas, novembre 1963. Il Mondo Perfetto? Vedremo...
Uno dei film migliori di Eastwood. Una così totale dedizione e attenzione, un così vero e proprio amore per la storia raccontata non s'era ancora visto nel suo Cinema. Qui, grazie a Kevin Costern, il cui contributo cinematografico non è ancora stato capito, Eastwood riesce a mettere in scena l'amarezza di chi non sa niente, di chi inevitabilmente si sente in dubbio davanti al mondo in cui vive (il mondo perfetto?). Infatti, come sentenzia il suo personaggio a fine pellicola, Eastwood "non sa niente", e questo ha causato la morte di Costner, anticipata dalla sequenza iniziale, che il Pezzota dice pseudo-sensuale. Ma non solo, oltre a questo causa l'inevitabile comicità delle istituzioni: governatori, agenti FBI, rangers del Texas, che si convincono della cattiveria di Costner/ladro senza un briciolo di vera considerazione, ma solo in nome di quella mentalità fondamentalista in cui quelli buoni agiscono in un modo, e quelli cattivi in un altro, determinandone un'infelice divisione manichea. Ma Eastwood va oltre. Le commesse con il sorriso stampato, bandiere del "paese migliore del mondo"; la famiglia-tipo, impegnata più nella materialità delle cose che nella sua profondità; agenti e poliziotti che in nome del machismo e della forza repressiva superano i confini del credibile e si fanno grotteschi. Tant'è che la fermata obbligatoria di Eastwood e del suo entourage dopo l'incidente, è segno della loro impotenza nei confronti del movimento, e quindi della libertà, del ladro sognatore di Costner. E se Kevin Costner è il Sogno, e il cecchino FBI, che gli spara legalmente, è lo Stato, come non vedere l'assassinio di Kennedy? Avvenuto proprio nel novembre '63, quando appunto è ambientato il film. E la fine del Sogno non è ovviamente un caso. Eastwood, che non sa niente, vuole mettere in mostra i fantasmi (come il costumino del piccolo bambino rapito), le ombre, e gli scheletri di un passato americano che avrebbe molto da ripulirsi. A comprovare questo intento personale del regista è la conduzione stessa del film: il tempo, dilatato all'inverosimile diventa, invece, proprio verosimile. Si perde l'agiografia di tante storie sui ribelli, e si acquista la lucidità del distacco, che porta cognizione di causa, e delucida i perchè senza per forza darli risposta.
Forse "A Perfect World" è più spiegato di altri suoi film, ma non per questo più inutile. Credo invece sia il film più lucido a cui il Mito Eastwood abbia lavorato, forte anche degli Oscar per quel capolavoro che da noi porta il nome di "Gli Spietati", mentre originariamente ha quello di "Unforgiven", "non perdonato". E questa idea del non perdono, macchia che l'uomo si porta dietro ancora oggi, interroga costantemente tutto il suo Cinema. Davanti alla complessità del mondo, Eastwood uomo, regista e attore, s'interroga. E non trova risposte. Dice: "Io non so niente", e amareggiato se ne va. Con alle spalle il cadavere di un Sogno, e davanti agli occhi la gloria di uno Stato che si vanta di averlo ucciso. Qual'è quindi il Mondo Perfetto di cui Eastwood ci vuol parlare? Quello dell'Amareica di quegli anni? L'America di oggi? Il mondo utopico in cui vorremmo vivere? No... Credo piuttosto che il "Mondo Perfetto" del film sia il mondo che ci fanno credere che esista. Fatto da sorrisi pre-stampati e da Governi che ammazzano il Sogno e la Felicità. Quel "Io non so niente" sputato a fuoco da un commosso, ma contenuto Clint Eastwood, è il suo dubbio. E' il nostro dubbio. E' il dubbio dell'uomo moderno.
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