Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
Durante il periodo fascista (1932) Carlo Levi, medico non esercitante, viene condotto, forzatamente, in un paesino nei pressi di Eboli in provincia di Matera, Gagliano. Una sorta di esilio denominato "confino" al fine di non propagare le proprie idee avverse al regime. Al paese troverà altri confinati in genere comunisti. Una volta arrivato al paesino comincerà a conoscere gli abitanti del luogo che, lentamente giorno dopo giorno, resteranno affascinati ed attratti dalla figura pacata e accomodante del medico. Appassionato di scritti e di pittura assorbirà le usanze del luogo studiando le espressioni tristi e rassegnate dei contadini, facce arse al sole, spalle curve per il lavoro che assorbe la vita e pochissimo dà in termini di raccolto. Infonderà coraggio e speranza a un popolo che vive di poco e che ha abbandonato ogni ambizione di una vita migliore. Decide di aiutarli, spinto dalla sorella che va a trovarlo, facendo gratuitamente il medico. Spesso rintuzzato dal podestà del paesino, figura ridicola, prepotente, autoritaria, arrogante, tipico fascista dell'epoca, riesce con i suoi modi garbati e civili ad ottenere il rispetto che merita.
Al termine del confino tutti i paesani, bagnati da una pioggia intensa, pianto del mondo, gli renderanno omaggio, i bambini con le loro facce sorridenti velate da tristezza ai quali ha dedicato attenzioni, i contadini che hanno riposto in lui speranze e voglia di cambiamento che non avverrà, le donne stanche che vedono un pezzo di mondo che si sposta e che va via.
Tornerà a Torino ma sarà la nostalgia ad impadronirsi di Carlo, sono i dipinti che diventeranno i compagni di vita, i dipinti dei suoi contadini, le facce, i paesaggi, i colori intensi.
La Lucania, con la sua povertà, con il suo abbandono, è un confino che non termina mai, che si impossessa come una dolce morsa del personaggio.
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