Regia di Carmelo Bene vedi scheda film
Il piacere di vedere il genio di Bene scatenarsi su un monologo irrequieto, spasmodico, instabile. Altro non c'è in queste due ore di pellicola: nessuna logica, nessuna storia, nessun filo conduttore. Briglie sciolte. Scritto durante un periodo di follia creativa, Nostra signora dei Turchi rappresenta perfettamente l'approccio innovativo e destrutturante di Bene al cinema; la Mancinelli a suo fianco e la massima libertà nella costruzione/decostruzione delle scene, nell'uso del colore, nelle inquadrature sbilenche, mosse, incerte, nell'amore totale e inverecondo con cui il regista segue il protagonista-sè stesso in un delirante sfoggio di istrionismo all'ennesima potenza. E quest'ultimo è forse l'unico motivo sensato per vedere un film malato ed incosciente come questo. Affascinante come una deformità evidente.
Il delirio mistico di un allucinato artistoide/intellettualoide. Fra citazioni letterarie e visioni di madonne, il flusso d'incoscienza procede sciolto da ogni briglia logica.
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