Regia di John Sturges vedi scheda film
Bello, proprio bello, e mi pare piuttosto sconosciuto. Il ritmo è lento, ma la tensione è molto alta, sia per la dura contrapposizione tra il villaggio e il protagonista, che per la gradualità con la quale viene svelato il crimine nascosto. Uno dei temi centrali del film è il problema della responsabilità individuale, della complicità col male costituita dal tacere e non fare nulla, e, collegato a questo, il tema della coscienza e dell'imperativo che ognuno ha di seguirla. In caso contrario, si giunge - giustamente - a disprezzare se stessi (vedasi lo sceriffo, il dottore e il ragazzo dell'albergo). Non facendo nulla per assicurare il criminale alla giustizia, gli abitanti ne sono divenuti complici, alcuni volontari ed espliciti, altri de facto. Il risultato è stato comunque che l'assassino e i suoi tirapiedi hanno instaurato un potere assoluto nel villaggio, fatto di collaborazione e di vigliaccheria (che è peggio). Coloro che avevano disapprovato il crimine ma anche taciuto nell'illusione di seppellire il fatto e dimenticarlo, avevano anzi permesso che il male si potenziasse e soggiogasse il villaggio. Emblematica la scena del tizio (personificazione del male non fronteggiato) che, baldanzoso e strafottente, cerca di far precipitare la jeep con Spencer Tracy nel burrone. Saranno proprio i vigliacchi di prima che, reagendo finalmente alla dittatura dei criminali, otterranno la vittoria della verità e della pace, e riacquisteranno in tal modo la propria dignità. Gli avvenimenti faranno però giustizia di chi sarà rimasto un vile fino alla fine.
Il film rende molto bene l'atmosfera rarefatta e ostile di quello sperduto gruppetto di case in mezzo al deserto, come pure la muraglia di omertà con la quale deve fare i conti il protagonista. E' molto ben definito anche il crimine che tutti cercano di nascondere. Fu un episodio particolarmente odioso, generato da un'assurda e mal indirizzata volontà di rivalsa, una ripicca del tutto ingiustificata; su tutto, una tremenda invidia per la fortuna e il successo altrui. La sconfitta di Pearl Harbor evidentemente ebbe dei pesanti strascichi nella società americana, e delle ricadute allucinanti su chi coltivava un malinteso patriottismo, certo un po' di razzismo, ed era evidentemente già gravato da pesanti frustrazioni personali.
Bravissimo Tracy, ma non da meno gli è Ernest Borgnine. Ci sono pochi attori così efficaci e versatili come lui. Sembra impossibile che lo stesso anno abbia interpretato l'ingenuo e candido protagonista di "Marty, vita di un timido". Lee Marvin, naturalmente, fa il cattivo.
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