Regia di John Sturges vedi scheda film
Forse fra i migliori films di John Sturges, ma sempre modesto (come i più famosi Sfida all'OK Corral e I magnifici sette); forse coraggioso, se davvero alludeva al maccartismo e alla caccia ai comunisti, ma poco chiaro e poco convincente o troppo prudente; troppo povero di indagini psicologiche per poter basare tutta la sua pretesa tensione su aspetti psicologici, fra pregiudizi e paure e violenze. Il tema, del razzismo della provincia americana contro i giapponesi dopo Pearl Harbor, poteva essere interessante e nuovo, ma non è trattato, è solo superficialmente presupposto. Sconcertante il giudizio del CCC: "il male e il bene sono chiaramente definiti (…) il film risulta quindi tendenzialmente positivo"; forse confonde il vangelo di Gesù con quello manicheo; per fortuna il film, pur difettoso, non è così superficiale: Maccreedy riconose facilmente di essersi finalmente deciso ad impegnarsi solo quando ha capito di essere condannato a morte; grazie anche a questo si "redimono" lo sceriffo vigliacco e il giovane pauroso e insicuro, mentre la ragazza che sembrava ben disposta finisce per tradire anche il fratello, in un precipitare di mutamenti psicologici e di eventi poco convincenti perché immotivati. Tutto è troppo superficiale. Relativamente più accettabile, almeno dal punto di vista spettacolare e coerentemente alle smargiassate d'obbligo nel west, la scazzottatura in cui il monco protagonista pacifico finisce per stendere a pugni, o piuttosto a "pugno", il duro Coley (Borgnine). Resta pregevole la prima parte, con l'atmosfera di minaccia e di violenza dettata da sospetto e paura, tipica di un branco di spavaldi vigliacchi. Forse gli stessi pregi degli altri migliori films di Sturges, l'attesa tesa incerta densa di paura e di violenza repressa.
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