Regia di John Sturges vedi scheda film
Nel suo trentennale corriculum John Sturges di capolavori ne ha sfornati più di uno, e "Giorno Maledetto" è stato uno dei picchi della stimata carriera di questo grande regista. Il tema principale del lungometraggio è il razzismo repubblicano del secondo dopo guerra, più precisamente quello contro i Nisei, gli immigrati giapponesi continuamente bersagliati e bistrattati dai connazionali stelle e strisce a causa del mesto attacco a Pearl Harbor di qualche anno prima, il quale avrebbe dovuto scongiurare l’espansionismo asiatico da parte degli Stati Uniti. Il clima di ostilità e disumanizzazione, che tormentava le comunità della periferia del Nuovo Continente, portò spesso a tristi avvenimenti di odio e segregazione nei confronti delle etnie ritenute “costituzionalmente” nemiche. Il turbamento generale dovuto alla disinformazione sullo stato economico del paese e la disorganicità organizzativa degli strati della popolazione incrementavano inesorabilmente il panorama di sospetto e sfiducia tra gli yankee... John J. Macreedy (Tracy) è un reduce della campagna d’Italia privo dell’uso di un braccio. Arriva da Los Angeles a Black Rock per far visita al suo ex commilitone Komoko. Si ritrova presto però in un microcosmo livoroso ed avverso, dove i pochi abitanti gli fanno subito capire di stare nel posto sbagliato al momento meno opportuno (si riscontrano perfino delle difficoltà a pernottare in una stanza d'albergo, o semplicemente a comunicare col mondo esterno mediante il telegrafo). La mdp sorvola su questo bieco scenario, caratterizzato da terreni brulli ed una flora estremamente arida, amplificando l’atmosfera refrattaria e corrucciata del contesto sociale. Un sentimento di rancore profondo dei residenti, e in particolare di Reno Smith (Robert Ryan), usuraio frustrato dal rifiuto della domanda di arruolamento all’esercito (e ora in preda a manie omicide di evidente orientamento xenofobo); “Bad Day at Black Rock” è essenzialmente un film in cui gioca un ruolo fondamentale la bravura degli attori, qui in grado di sciorinare, con numerose sfumature interpretative, una chimica esemplare, specialmente fra Tracy e Ryan. Smith è una perfetta nemesi di Macreedy, ed i relativi, vili seguaci ne sono tangibilmente e bislaccamente congiunti. La tensione è suffragata da una cifra stilistica encomiabile, capace di sviluppare una suspense sontuosa. La cadenza strutturale del racconto procede a passo spedito e senza sbavature macchiettistiche dell’illustrazione; la scrittura fluida e spigliata, il montaggio infervorante nei frammenti esagitati, e la fotografia penetrante della battaglia finale, ne giustificano quindi un'entusiastica valutazione da parte della critica. Difetti? Si potrebbe obiettare sul dubbio coordinamento visivo di alcune retro riprese degli spezzoni in auto, ma sarebbe come raschiare il fondo del barile. La pellicola eccelle in ogni peculiare aspetto.
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