Regia di Michael Cimino vedi scheda film
Opera prima di Michael Cimino, "Thunderbolt and Lightfoot" (il titolo italiano mi sembrava troppo smaccatamente ruffiano nel suo tentativo di richiamare i fan dell'ispettore Callaghan per poterlo utilizzare nella mia recensione) sorprende fin da subito in positivo per la padronanza in cabina di regia del giovane regista e per la sua stravaganza, essendo solo all'apparenza un thriller quanto piuttosto un moderno western drammatico spezzato da momenti comici e venato da un'onnipresente nostalgia per una giovinezza ormai perduta e un'altrettanto forte malinconia per un'effimera condizione di vita, soffocata dalla sua brevità e dall'incertezza legata al domani. Fin da subito il tema dell'amicizia virile e della fratellanza è messo in evidenza con lo scontro/incontro generazionale tra John Doherty (Clint Eastwood) e Caribù (Jeff Bridges), il secondo dei quali riaccende la scintilla vitale sopita nel primo con la sua esuberanza e spensierata sfrontatezza. Fra rocambolesche fughe, sparatorie, ricongiungimenti con vecchie conoscenze e strani incontri, i due organizzeranno insieme ad altri due complici una rapina in una banca del Montana, ma non tutto andrà come auspicato...
In mezzo alle sconfinate praterie degli Stati Uniti d'America viaggiano così l'Artigliere e il Caribù, due outsider che vivono alla giornata con il sogno del classico colpo della vita, il primo più duro e cinico del secondo, già provato dalla vita e a corto di false speranze, l'altro ancora nel fiore degli anni, vitale ed estroverso; una coppia disomogenea ma che trae forza proprio dalla sua apparentemente instabile composizione. Ma purtroppo Cimino ci ricorda che gli esseri umani, volenti o nolenti, sono destinati alla solitudine e, in un modo o nell'altro, dopo la gioia momentanea di un impalpabile successo, si finisce per continuare il viaggio da soli. Senza sapere quale sia la meta.
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