Regia di Michael Cimino vedi scheda film
Un'improbabile coppia di spiantati alla deriva, macchine rubate, un colpo in banca, un'amicizia nata non si sa come, gli inevitabili passi falsi, e la vita spietata che presenta il conto.
Bel film scorrevole e fluido, di cui ho apprezzato soprattutto la lieve ironia che lo percorre per tre quarti, e le molte idee originali della sceneggiatura. Mi riferisco al fatto che del passato dei due protagonisti si sa pochissimo, ma l'immaginarlo per conto proprio fa in qualche modo parte della pellicola. Mi è piaciuta inoltre la passerella di comparse, che sono bizzarre al limite del surrealismo. Solo per citarne due: l'uomo coi conigli e la motociclista che dà martellate al furgone. Ma è un po' tutto in questo film ad essere originale e non convenzionale. Lo stesso metodo di scassinare la cassaforte non si può dire sia uno stereotipo dei film di rapine. La regia, invece, è classica nel senso migliore del termine.
Clint Eastwood e Jeff Bridges sono ben calati nelle loro parti e danno vita ad una curiosa coppia di spiantati: sono furfanti ma non cattivi, inprevedibili e senza radici, e sanno cosa sia l'amicizia.
Verso la fine l'ironia e la leggerezza virano nel dramma, e non manca qualche momento "duro", soprattutto per il personaggio di George Kennedy. L'antipatia che prova per il ragazzo si trasforma via via in odio, che lo travolge e cambiano il tono del film.
Quanto al titolo italiano, che volete: spremendo il cervello alla ricerca di un titolo che a loro giudizio doveva attirare il pubblico, si dimenticavano del film stesso. Non è l'unico caso in cui il titolo non c'entra quasi niente.
Non stupisce che Michael Cimino si sarebbe presto imposto come regista di fama. Preferisco però questo film degli esordi ad altri suoi successivi più ambiziosi, come "I cancelli del cielo".
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