Regia di Michael Cimino vedi scheda film
Titolo italiano un po’ fuorviante per l’opera prima di Michael Cimino, molto più consono a quanto si vede l’originale che riporta fedelmente i soprannomi dei due protagonisti che a modo loro caratterizzano la maggioranza dei diversi frame della pellicola stessa.
Durante una rocambolesca fuga John “Thunderbolt” Doherty (Clint Eastwood) incrocia al volo il giovane ladruncolo Caribù (Jeff Bridges) ed insieme cominciano un percorso che li porterà a tentare una rapina presso il ricco “Armored depository” insieme ad un vecchio compagno d’armi di Thunderbolt.
Ed alle spalle c’è sempre un vecchio tesoro del quale sembrano essersi perse le tracce.
Film bello “pieno”, costantemente movimentato e vitalizzato da diversi cambi di registro nei quali il duo composto dall’affermato Clint Eastwood e dal ruspante Jeff Bridges sguazza con assoluta nonchalance.
Due personaggi per inciso già ben scritti e valorizzati dalla coppia di interpreti d.o.c., con il primo ingegnoso e calmo di fronte a qualunque avvenimento, il secondo esuberante ed imprevedibile.
Una costruzione sostanzialmente felice tra avventura (gli scenari indimenticabili dal sapore western sono parecchi), amicizia e pericolo (col vecchio “Il rosso” interpretato da George Kennedy sempre pronto a colpire) che trova la sua summa nella rapina a partire dal piano fino all’esecuzione della stessa e successivo “fuggi fuggi”.
Un lungo frangente solido ed articolato senza sbavature evidenti che precede il finale sospeso tra il compimento di un vecchio sogno ed un sorriso sbilenco (quello di Jeff Bridges) che porta con se anche un sentimento più drammatico esposto con stile (quel ghigno rimane indimenticabile nella memoria).
Michael Cimino in seguito farà di meglio, ma fin da subito si dimostra tutt’altro che acerbo, tra vezzi registici (come la primissima sequenza) ed uno sguardo rivolto al passato (come scritto sopra, sottolineato da scenari quasi fuori dal tempo), due tratti salienti, ma comunque combinati con una storia dalle svariate sfumature che rendono il film accessibile a gusti anche diversi.
Un film elettrico, un esordio significativo che non ha la corposità di altri (capo)lavori del regista di New York, ma che possiede tutto ciò che serve per non passare inosservato.
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