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La morte cavalca a Rio Bravo

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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La recensione su La morte cavalca a Rio Bravo

di ethan
6 stelle

'La morte cavalca a Rio Bravo' è il primo dei quattordici lungometraggi di Sam Peckinpah e, grazie a Rai Movie, riesco finalmente a colmare l'unica lacuna nella filmografia di un autore da me molto amato.

Il film narra una storia di vendetta e al contempo un viaggio che serve come ricerca di se stessi e vede come protagonisti quattro tipici antieroi che poi vedremo meglio sviluppati nel prosieguo della carriera dal regista californiano in lavori ben più riusciti: un reduce nordista, Yellowleg (Brian Keith), che è alla ricerca della persona che lo ha quasi scalpato e lasciato con una vistosa cicatrice in testa, appunto un sudista (Chill Wills) un po' pazzo che ritrova in un paesino, un pistolero con un fare arrogante e spavaldo (Steve Cochran) e una ballerina di saloon (Maureen O'Hara) che, vistosi ucciso in circostanze fortuite il proprio figlio, vuol tornare al villaggio per seppellirlo insieme al padre.

E' chiaramente una produzione da B movie in cui l'autore che proveniva dalla tv non potette metterci del suo più di tanto, controllatissimo dal produttore che esigeva una grande quantità di primi piani per la sorella protagonista, ma che comunque merita per lo sguardo disincantato sul genere e sui suoi protagonisti, delineati con una certa malinconia e per l'uso già notevole del paesaggio, specie nelle scene notturne, fotografate dall'esperto William Clothier che, a mio avviso, è debitore del cinema di Boetticher (che, come ho letto nel Castoro a lui dedicato, il buon Sam apprezzava molto).

Ciò che convince meno sono le sequenze di azione pura, come ad esempio al rapina alla banca, episodio chiave su cui gravita tutto il film, la sfida con l'indiano e poi i duelli finali, che danno l'idea di essere state girate in maniera un po' raffazzonata, magari per ragioni di budget e la prova non molto convincente del protagonista maschile Brian Keith, poco espressivo e con una presenza scenica, dovuta al suo fisico tozzo, non certo rilevante; molto meglio la veterana di tanti western fordiani Maureen O'Hara, che offre una delle sue migliori performance in assoluto, mentre Chill Wills e Steve Cochran sono passabili e nulla più.

Del tutto assente uno dei futuri marchi di fabbrica peckinpahiani, ovvero l'uso del ralenti nelle sue movimentate, violente e articolatissime sequenze di azione, mentre è presente un elemento che ricorrerà nei suoi futuri film, cioè un personaggio che spara a un specchio riflettente la sua figura: qui è il pistolero Billy che compie il gesto che vedremo fare in tanti altri film.

Non ancora un grande film, ma il primo capolavoro - 'Sfida nell'Alta Sierra' - è già dietro l'angolo e quindi 'The Deadly Companions', anche per tutti i problemi enunciati, merita una piena sufficienza.

Voto: 6,5.

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