Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Una storia di vendetta amore e morte. Un racconto perfetto per un film western. Una sceneggiatura potenzialmente ricca, praticamente resa quasi innocua da uno svolgimento mediocre. Dopo cinque anni che scrivo sul sito e una vita che guardo i film di Peckinpah mai mi sarei immaginato di dover dare al vecchio Sam una insufficienza. La cosa meno peckinpaiana è la protagonista , una caratterizzazione femminile così stucchevole come mai nessuna ballerina al cinema riuscirà ad essere, il personaggio più anti-Peckinpah di tutti. Appare chiaro che non può essere farina del suo sacco ma di un produttore-fratello che la vuole mettere sempre al centro della scena facendola (intra)vedere molto. Per quanto riguarda i personaggi maschili, lasciando stare le bizzarre logiche di incontro-scontro tra i tre al limite del ridicolo involontario, si intravedono barlumi della poetica del nostro. Le manie anarchiche del vecchio sudista che non rinuncia fino alla fine al suo folle sogno di diventare ricco e potente tanto da costruirsi un esercito privato. Il più giovane dei tre interessato molto alle donne e meno al denaro, viene vanificato da una fine più comica che tragica che rende quasi romantica la sua violenza istintiva e inutile. Il nordista che vive per la vendetta nei confronti del sudista e che causa suo malgrado la morte del figlio della protagonista, troverà nell’amore di questa il suo riscatto. Tutti i tre appaiono monchi, nessuno riesce a emozionare o a "prendersi" il film. La vendetta non si compie e l’amore vince sulla morte per un finale che come tutto il film appare una sceneggiatura sprecata per volontà esterne a quelle del regista che si rifarà molto bene già nell’opera successiva.
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