A Città del Messico, Jaibo è il leader di una banda di giovani teppisti appena uscito dal riformatorio. Pedro è un teppista come lui, ma con qualche voglia di riscatto. E' il film più celebre del periodo messicano di Buñuel, palma d'oro a Cannes e modello ideale di ogni film sull'infanzia violata e di ogni regista del terzo mondo. Non c'è una sola scena patetica, non c'è un solo cedimento naturalista. Buñuel è sempre il vecchio, crudele surrealista di un tempo, un diagnostico dei mali della società tra i più lucidi che il cinema abbia mai avuto. Ancor oggi sconvolgente. Magistrale fotografia di Gabriel Figueroa, i cui estetismi sono temperati da Buñuel salvo poi scatenarsi in sequenze come quella del sogno di Paco.
Un altro grande capolavoro Bunueliano che mette in scena la vita disperata dei delinquenti minorili che provengono da una bidonville messicana. Molte le sequenze da ricordare in questa discesa agl'inferi tratta dagli archivi della polizia locale che mostra uno spaccato di violenza e di sopraffazione realistico e inquietante.
Film stupendo del periodo messicano del grande Luis Bunuel. Straordinaria la scena del sogno di Pedro. Esprime la violenza quotidiana (ovviamente resa all'esasperazione) nelle periferie delle grandi metropoli, in questo caso Città del Messico.
Abbandonata la Spagna franchista, dopo una breve parentesi a New York, Luis Buñuel si accasò in Messico dove trovò un ambiente culturale affine alle proprie esigenze artistiche. Fu nella capitale messicana che girò "Los olvidados" grazie al quale ottenne il premio per la miglior regia al Festival di Cannes nel 1951. Buñuel non rinunciò a sprazzi… leggi tutto
I figli della violenza, ma anche dell'analfabetismo, della delinquenza e della miseria. Soprattutto quest'ultima: come dice il direttore del carcere minorile, non si dovrebbero rinchiudere i ragazzini, ma la miseria; quella descritta dal film di Bunuel è una società impietosa che pensa principalmente a sopravvivere, sempre a testa bassa sul (duro) lavoro, e non riesce a turbarsi di… leggi tutto
Sono sempre indeciso al momento di scegliere l'immagine di copertina ma quando tra i film ce n'è uno con la giovanissima B:B:...
Ideale come cover girl ma anche, direi, come…
Alcune scene di Los Olvidados le direi incongrue, per intromissione abusiva di surrealismo rétro e quivi immotivato allato estetico e di composizione narrativa di esistenze riconosciute difatti nel loro ingenuo realismo: naturaliter senza Memoria e senza scampo: ciò che ne attenua -forse perfino ne giustifica- per carenza cognitiva di fondo nei gruppi umani dai quali esse…
– Breve storia di un’opera scandalosa
Luis Buñuel aveva conosciuto negli anni lontani del suo soggiorno parigino Oscar Dancigers, il produttore di origine russa che, dopo il suo arrivo in Messico, gli aveva affidato la regia di due film: Gran Casino (1946) e El Gran Calavera (1949). Nel 1950, quando fu la volta di questo film, le difficoltà, che subito…
I figli della violenza, è una libera traduzione italiana che sposta il conflitto su un piano genitori-figli, quando con il termine "I dimenticati", traduzione ben più appropriata del primo capolavoro assoluto Bunueliano Los Olvidados (1950), il regista spagnolo focalizzava il problema su un piano social-antropologico, comune a tutte le esistenze ai margini delle megalopoli…
In determinati film come "I Figli della Violenza" il cinema del grande regista spagnolo naturalizzato messicano Luis Buñuel, concretizza il nero incubo, che non concede redenzione alcuna, di una vita vissuta in strada da un'umanità giovanile di sicura esistenza, (in qualunque spazio temporale), nelle periferie più degradate da sempre esistite.
Città del…
Non è una classifica di merito. Non credo alle classifiche nel mondo dell'arte. Ritengo, tuttavia, che possano essere un buon pretesto per parlare di cinema. Tutti i film sotto elencati hanno, ai miei occhi, il…
Dal neorealismo all’iperrealismo per i ragazzi bunueliani tutto è una lotta feroce contro la morte. La brutalità è ad ogni angolo quando si vive nei sobborghi miseri di una qualsiasi metropoli . Meglio rubare che lavorare come asini, meglio prendersela con chi è più debole vecchio o storpio, cieco o indifeso e sottrargli i pochi soldi che possiede solo…
Ci risiamo, ma questa volta si scende d'età. Chi ha detto che 10 anni siano necessariamente l'età della spensieratezza? Esiste una narrazione cinematografica altra che ci racconta storie diverse, fatte di…
Abbandonata la Spagna franchista, dopo una breve parentesi a New York, Luis Buñuel si accasò in Messico dove trovò un ambiente culturale affine alle proprie esigenze artistiche. Fu nella capitale messicana che girò "Los olvidados" grazie al quale ottenne il premio per la miglior regia al Festival di Cannes nel 1951. Buñuel non rinunciò a sprazzi…
Il film di Buñuel sembrerebbe inscriversi nel filone di altre opere generazionali sul disagio giovanile, ma in realtà dice molte più cose. Capolavori comunque indiscutibili come Les Quatre Cents Coups si limitano all'individuazione e alla connotazione psicologica del conflitto giovane-adulto e figlio-genitore: essi gettano uno sguardo comprensivo…
Quando si parla di cinema dal punto di vista commerciale, noto che qui in Italia si tende sempre a fare discorsi del tipo: "Com'è andata quest'anno la competizione fra i film USA ed i film italiani? Hanno…
Un io narrante elogia le meraviglie architettoniche delle più celebri metropoli del mondo, ma presto declina la sua attenzione sui sobborghi meno fotogenici e più poveri che inesorabilmente disegnano e caratterizzano la periferia di ogni grande centro abitato anche all’avanguardia e situato in paesi ricchi ed industrializzati. Il discorso ci porta per le strade di una delle…
Finalmente visto "Un chien andalou" (Un cane andaluso,1929) un vero concentrato di violenza venata di sangue e di becero surrealismo, decido che dei 17 minuti (tanta è la durata del film) salverò soltanto la scena delle carcasse dei due asini morti e dei due preti, contenuti e trasportati all'interno di due pianoforti. La scena viene immediatamente dopo la visione di due seni nudi…
Roba forte
Pedro e Jaibo, due tasselli nel cui sfondo si diramano i miseri bassifondi di Città del Messico. Uno senza padre, l’altro senza famiglia, lotteranno fino allo strenuo per sopravvivere.
Un film di sessant’anni fa eppure ancora inarrivabile, temi paradossalmente attuali qui però affrontati con onestà e per onestà intendo che niente è…
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Commenti (7) vedi tutti
Un altro grande capolavoro Bunueliano che mette in scena la vita disperata dei delinquenti minorili che provengono da una bidonville messicana. Molte le sequenze da ricordare in questa discesa agl'inferi tratta dagli archivi della polizia locale che mostra uno spaccato di violenza e di sopraffazione realistico e inquietante.
commento di (spopola) 1726792Palma d'oro per la migliore regia a Cannes nel 1951. Un capolavoro.
leggi la recensione completa di laulillaCapolavoro direi neorealistico. 10 meno o 10 più
commento di BradyOpera che scavalca ogni buonismo dalla quale si può solo risalire per ritrovare la fiducia nell'uomo.
leggi la recensione completa di tafoPrecursore di molti altri film generazionali, ma nel contempo se ne distingue violentemente.
leggi la recensione completa di giansnow89Film stupendo del periodo messicano del grande Luis Bunuel. Straordinaria la scena del sogno di Pedro. Esprime la violenza quotidiana (ovviamente resa all'esasperazione) nelle periferie delle grandi metropoli, in questo caso Città del Messico.
commento di AlexDeLargeUn film bellissimo sulla mancanza dell'amore, un film sulla lotta sociale. Un film che ancora oggi sconvolge, per la sua lucidità e crudezza.
commento di mise en scene 88