Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Tre giorni nella vita di un antifranchista che vive a Parigi ma attraversa continuamente la frontiera tra Francia e Spagna per organizzare attività clandestine e che ora, proprio alla vigilia di Pasqua, è costretto a lasciare Madrid dopo una retata della polizia. Tre giorni che fanno emergere la stanchezza di un rivoluzionario pieno di dubbi, fra le estenuanti discussioni con i compagni di lotta, la quotidiana abitudine alla menzogna (anche con la compagna e gli amici) e le debolezze della carne: la vittoria futura appare un’utopia, il presente è una routine di cui sfugge il significato, subentra la tentazione di assecondare un gruppo di giovani bombaroli che progettano di passare all’azione diretta. Finale repentinamente concitato, e lasciato aperto. Probabilmente, più che a Resnais (la cui mano si avverte comunque nei fulminei slittamenti temporali e nell’eleganza formale), il film appartiene allo sceneggiatore Jorge Semprun, che all’epoca era veramente un esule politico e vi ha riversato le proprie vicende autobiografiche. Il risultato è sincero ma poco appassionante, specialmente oggi che quel mondo sembra lontanissimo: è un film che risente degli umori della sua epoca, quando il ’68 era di là da venire e Franco godeva ancora di ottima salute.
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