Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Quarto lungometraggio di Resnais, che prende spunto da una sceneggiatura - non priva di riferimenti autobiografici - di Jorge Semprun (anche autore, pochi anni più tardi, di Z-L'orgia del potere, la cui storia è assimilabile a quella de La guerra è finita in più punti). Una vicenda claustrofobica, ansiogena, costruita sui binari paralleli della fuga e della solitudine, le due costanti della vita di Diego Mora, il protagonista (un bravissimo Yves Montand); ad una lettura superficiale può apparire un'opera di discreto rilievo politico, perchè l'argomento è tirato in ballo praticamente per tutta la pellicola, ma nella sostanza ci si accorge che manca una vera e propria discussione sul livello ideologico, a parte la presa di distanze dal terrorismo chiaramente; tutto ciò che preme far sapere a Resnais è inquadrabile piuttosto nella dimensione umana di Mora, va ad indagare nella psiche di un uomo costretto da anni a cambiare nome, luoghi, facce che lo circondano, finendo per perdere sè stesso e la propria voglia di combattere: questa non è vita, dirà esplicitamente a Marianne (bravissima anche la Thulin, nessuna novità), innamorata follemente di lui, quando lei gli chiederà un figlio per dare una scossa, una parvenza di stabilità al loro rapporto. Curioso come le due - non sconvolgenti, il massimo che si vede è un seno della Thulin - scene d'amore, pochissimi minuti in centoventi di durata complessiva, siano state tagliate immediatamente dalla censura italiana. Michel Piccoli compare in una particina fugace, come ispettore di polizia. Nei flashback mentali del protagonista, che richiamano le sue estemporanee associazioni di pensieri, si rivede lo stile adottato dal regista nei suoi primi lavori (Hiroshima mon amour e L'anno scorso a Marienbad); limitato ad un utilizzo in questo senso, e non costruendo un intero film in tal modo, il suggestivo espediente funziona davvero bene. 7/10.
1965, Parigi. Diego Mora, comunista rivoluzionario spagnolo, è ricercato dalla polizia internazionale e cambia continuamente identità, continuando a tornare in patria di tanto in tanto per aiutare i compagni nelle loro missioni. Questa volta deve andare a Madrid, ma sorgono almeno tre problemi: Marianne, la donna che ama, ricambiato, vuole partire con lui per costruirsi finalmente una vita stabile; fra i contatti parigini Diego ha conosciuto intanto la bellissima Nadine, che lo idolatra; i metodi dei compagni spagnoli (un insignificante sciopero) gli sembrano sorpassati, ma quelli dei simpatizzanti francesi, a base di tritolo, gli paiono invece eccessivi. Sempre in fuga, sempre nel dubbio di essere pedinato, Diego partirà anche questa volta.
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