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La guerra è finita

Regia di Alain Resnais vedi scheda film

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La recensione su La guerra è finita

di vermeverde
9 stelle

La guerra è finita è stato girato nel 1966 da Alain Resnais sulla base della sceneggiatura di Jorge Semprun, scrittore spagnolo in esilio in Francia, la quale rispecchia le sue esperienze di antifranchista militante (coordinatore della resistenza al regime, poi espulso dal PCE nel 1964 per dissidi con la dirigenza) anche se in modo non strettamente autobiografico: Resnais era solito avvalersi della collaborazione di autori letterari (Marguerite Duras per Hiroshima mon amour, Alain Robbe-Grillet per L’année dernière à Marienbad, Jean Caurol per Muriel) utilizzando però il testo in modo personale, non pedissequo.

La trama riguarda le vicende di Diego Mora (Yves Montand), un esponente dell’opposizione al regime franchista, esule in Francia ma che rientra spesso clandestinamente in Spagna, e si svolge in tre giorni dal 14 al 16 aprile 1965. Essendo stati arrestati i componenti di una cellula a Madrid, Diego torna in Francia cercando di avvisare il compagno Juan in procinto di partire per Barcellona. Nei suoi spostamenti incontra Nadine (Geneviève Bujold) con la quale ha un breve rapporto, quindi si ricongiunge con Marianne (Ingrid Thulin), la sua fedele compagna. Ha quindi un duro confronto con i suoi dirigenti e, in un secondo tempo, con i compagni di Nadine. Quando poi si scopre che è pedinato da agenti spagnoli, Marianne cerca di raggiungerlo …

Il centro motore del film, più che la politica in sé è l’effetto che questa ha sul personaggio di Diego, sinceramente dedito alla causa antifranchista, ma insoddisfatto della precarietà della sua vita e disilluso dall’assenza di risultati della lotta, il che lo porta ad essere critico sia verso l’anziano dirigente, fedele ad una astratta e sterile ideologia, che verso i giovani compagni di Nadine, propensi all’azione rivoluzionaria, che vorrebbero sabotare il turismo in Spagna con attentati terroristici. Diego è tuttavia incapace di rinunciare e confessa a Marianne “La Spagna mi mancherebbe, lo confesso, come una cosa di cui si ha un bisogno disperato e la cui mancanza può diventare insopportabile. La Spagna, la lotta, questa è la mia vita!”. Marianne comprende il suo travaglio interiore e gli dice: “Si direbbe che brancoli nel buio, che non sai la strada dove stai andando …”.

La regia di Resnais si pone nella posizione di chi osserva dall’esterno con distacco lo svolgersi dei fatti, sia per l’utilizzo della voce narrante fuori campo, sia per mezzo di brevi flash-forward che mostano ciò che Diego immagina possa avvenire, destrutturando la successione temporale della vicenda, focalizzando così l’attenzione sul protagonista: lui vive sulla sua pelle la realtà concreta dei fatti mentre sia nell dirigente che nei giovani prevale l’ideazione astratta, anche se con intenti diversi. Il regista non giudica, non indica soluzioni, ma fornisce informazioni sulle possibili risposte.

 La narrazione non ha momenti di stasi e risulta piuttosto mossa per il frequente cambio di inquadrature ed è pregevole la fotografia di sacha Vierny. Fra le molte scene notevoli ho trovato molto sifnigicative delle qualità di Resnais le scene di sesso, eleganti e raffinate ma intense senza essere esplicite bensì allusive.

La guerra è finita non è accattivante per il grande pubblico in cerca di svago, ma è un grande film ottimamente recitato con la necessaria intensità senza esibizionismi ed è tuttora attuale perché mostra il perenne conflitto fra le diverse anime della sinistra che ne minano alla base l’efficacia dell’azione.

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