Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
I Malavoglia filtrati dal Neorealismo cinematografico nella sua quintessenza: i disastri profusi; il lento, forse irraggiungibile avanzare di un progresso che è salvezza e movente della decadenza esistenziale cui è sottoposta la famiglia di pescatori; la fredda insensibilità di una società che è cieca e sorda d'innanza a questa grama condizione. Questo è il vero manifesto del Neorealismo. Non Roma, città aperta, non Ladri di biciclette, né tanto meno Ossessione. Non ci sono attori non professionisti: c'è una vera famiglia di pescatori che interpreta sé stessa. Non esiste l'italiano (lingua artificiale, decisa a tavolino per essere imposta ad una popolazione all'epoca semi analfabeta): tutti parlano nella lingua siciliana (fatta eccezione per i funzionari in giacca e cravatta), totalmente incomprensibile per chi non sia autoctono di quella realtà (ed era anche pensato per essere visto senza sottotitoli...). Non c'è un regista, se non nella sua funzione di oggettivo (si fa per dire...) osservatore della condizione umana cui si trova ad assistere. E la trama non è altro che vita quotidiana, fra disavventure, contesti familiari, lavoro, amici e problemi economici. È un film che vuole essere arrabbiato, che mostra i denti e tira fuori le unghie, che tenta di smuovere la coscienza dello spettatore colpevolizzandolo (grazie anche alla didascalica voce fuori campo), che parla di ideologia con gli strumenti del quotidiano e che si chiude a riccio ostentando una fiera empatizzazione per la sventura dei suoi personaggi. Ma non è il vero Visconti. Si vede troppo (soprattutto per chi conosce il regista) che il film è mutilato di una ricerca estetica che gli è cara come non mai (e che si rende osservabile solo in pochissimi frangenti), che l'arrabbiatura concettuale di fondo è, per l'appunto, più concettuale che artistica, rendendo il film incapace di arrivare all'obiettivo trasmettendo il messaggio che si era prefissato inizialmente. È l'esempio perfetto di quanto Visconti abbia faticato per trovare la cifra stilistica che lo porterà a realizzare i suoi film migliori.
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