Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
a milano un gruppo di pubblicitari sta studiando una strategia e una campagna di un prodotto per un importante cliente.
durante una riunione un dirigente non si sente bene e viene ricoverato per un presunto infarto, che si rivela un collasso dovuto alla stanchezza. il suo collega bruno viene scelto dalla casa madre di francoforte per succedergli, e quando si reca dal collega e amico in convalescenza sul lago di garda, si sente comunicare con molta pace e tranquillità che non ha più intenzione di tornare allo studio, lasciandogli in eredità la leadership e sollevandolo dallo sgradevole compito per cui si era recato presso di lui.
assistiamo alla fredda e meccanica esistenza di bruno, tra viaggi, incontri, scappate nella casa in toscana e le svariate amanti. quello che sembra un perfetto meccanismo, un pò schizofrenico in realtà per la freddezza con cui bruno riesce a scindere le sue due vite, mostra le sue crepe nei flash all'inizio subliminali, e poi sempre più insistenti, dopo che investe senza nemmeno accorgersene il carretto di due lavoratori della strada su una strada di campagna.
olmi del resto sceglie di non mostrare l'incidente, lasciando lo spaesamento di bruno e di chi guarda ancora più stordente.
abbiamo sentito un rumore metallico, nel mentre di una conversazione sulla strada per l'aeroporto, quasi a margine, come appunto fosse un sasso raccolto dallo pneumatico, salvo però una strana macchia appiccicosa sul vetro che fa insospettire bruno e la sua segretaria.
bruno ci viene mostrato come un bravo e pacato lavoratore, che sa il fatto suo. preciso e scrupoloso sia nello svolgimento del suo dovere, come lo è nel suo fedifrago piacere.
lo fa così educatamente e programmaticamente che sembra rientrare in una routinaria normalità, tanto che al momento dell'incidente ci si rende conto di cosa sia successo e della sua gravità solo quando bruno torna indietro di un bel pò di metri a vedere cosa sia veramente successo.
un vivere fuori della propria realtà e dei propri limiti che sembrano insuperabili, fino a un certo giorno, quando un accadimento importante ti impone di ripensare a tutta la propria esistenza.
ed è crudele da parte di olmi, e inutilmente auto indulgente da parte di bruno, dire alla moglie "ritrovata" a fine pellicola, "tutto deve ritornare normale, come prima", sapendo perfettamente che ciò non può accadere.
e il film non può che finire.
olmi nella sua solita maniera educata, svela i risvolti tragici della vita moderna dell'uomo di città e in carriera, e lo fa scegliendo di non accanirsi contro un mostro con diecimila occhi, bensì nei confronti di un colletto bianco come ce ne sono tanti e che come tanti non è più in grado di discernere, da bravo osservatore di immagini e attento scrutatore degli usi e dei costumi dell'italiano di oggi, cosa rende la vita degna di essere vissuta, in un vortice di fotografie e filmati pubblicitari che si confondono con quelli della propria vita; vera?....
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