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Caccia al 12° uomo

Regia di Harald Zwart vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Caccia al 12° uomo

di axe
6 stelle

Anno 1943. Un gruppo di dodici uomini è inviato dalla Gran Bretagna nella Norvegia occupata dall'esercito tedesco. La missione fallisce in partenza; al momento dello sbarco, la squadra è scoperta ed undici uomini sono catturati. Rimane l'incertezza circa la sorte del dodicesimo uomo, Jan Baalsrud, visto cadere in acque gelate. Il comandante della Gestapo di stanza in zona, Kurt Stage, non convinto della morte di Jan, gli dà una caccia spietata, anche tentando inutilmente di far parlare gli altri membri della squadra, i quali, in seguito, vengono fucilati. Jan, scampato all'acqua, non ha altra scelta se non tentare di raggiungere la neutrale Svezia. Per mettersi in salvo, ottiene la collaborazione della popolazione civile. Nonostante le temperature rigide, la natura ostile, e la caccia, riesce nel suo scopo, rimanendo però segnato nell'animo dagli eventi. Questo film è tratto da una vicenda realmente accaduta, e racconta di una lotta per la libertà, che non è solo del protagonista, ma anche della popolazione norvergese. Ogni civile con il quale Jan entra in contatto si attiva per aiutarlo, mettendo a rischio la propria incolumità. Riuscendo a sfuggire ai "segugi" nazisti, il protagonista diventa un simbolo per le persone sotto l'oppressione tedesca. Ciò diviene evidente anche per gli occupanti; nonostante Kurt Stage abbia prodotto un rapporto nel quale si attesta l'annullamento dell'intera squadra, non abbandona la ricerca, finchè, in modo abbastanza rocambolesco, Jan non arriva, salvo, ma non sano, in Svezia. Nonostante l'aiuto dei civili, non entusiasti della sua partenza, per l'alto valore simbolico del successo della sua latitanza, Jan patisce ogni sorta di dolore, a causa del clima rigido e della desolazione del territorio; buona parte del film mostra la lotta dell'uomo contro la natura per la propria sopravvivenza. In ciò, ho trovato una certa similitudine con il "Revenant" di Alejandro Gonzalez Inarritu; il regista opera un notevole studio sul personaggio di Jan, interpretato da Thomas Gullestad. Tramite le espressioni del suo volto, il flusso dei ricordi, le sue visioni, ne trasmette emozioni e pensieri. Il ritmo del film è sostenuto nella prima parte; soffre di alcuni rallentamenti nella seconda parte, ed è a tratti confuso; alcune sequenze mostrano eventi già passati, nel momento in cui la mente del protagonista vi fa riferimento. Le scenografie mostrano una Norvegia ammantata di neve, affascinante e selvaggia; il freddo e l'ostilità dell'ambiente fanno contrasto con il fervore dei norvegesi, i quali, con poche esclusioni - notevole una sequenza che mostra un civile prendersi gioco di un collaborazionista arruolatosi nelle SS - non hanno dubbi nello schierarsi in aiuto del protagonista. Discreto film di guerra, racconta con passione la lotta di un uomo e di un popolo, per la loro libertà.

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