Regia di Harald Zwart vedi scheda film
Si sa che a volte la realtà supera l'immaginazione, ma in questo caso la supera in misura sproporzionata, tanto da far seriamente dubitare che gli avvenimenti qui descritti siano veri. Il signor Jan Sigurd Baalsrud cade in acqua a temperatura inferiore allo zero molto più a nord del circolo polare artico senza una scarpa, fugge, si taglia con un coltellino tutte le dita dei piedi per evitare la cancrena, viene sepolto fino al collo sotto una valanga di neve, vaga per tre giorni in una tempesta di neve, resta sepolto nella neve per quattro giorni e viene abbandonato all'aperto sulla neve per altri cinque giorni, e resta da solo in una caverna per due settimane, insomma impiega due mesi per percorrere una quantità indefinita di kilometri, almeno duecento, come minimo, ma forse molti di più, e raggiunge la Svezia tra l'altro attraverso la Finlandia. Non si può non rivolgere un pensiero ad Ambrogio Fogar e al cane Armaduk.... Al di là di queste mirabolanti imprese oltre il limite delle possibilità umane, resta il fatto che il film è monotono, scontatissimo e sostanzialmente vuoto. In più ci sono due soluzioni estremamente opinabili: la prima è di saltare a pie pari, all'inizio, la scena dell'intercettazione dell'imbarcazione dei partigiani norvegesi da parte dei soldati tedeschi, creando sconcerto e confusione nello spettatore, per poi proporla a spizzichi e mozzichi molto più avanti nel film. La seconda, inaccettabile, è la scena finale che è becera e disarmante nel peggior stile hollywoodiano, tanto da diventare fonte di risa incontrollabili. Le scenografie valgono da sole la visione della pellicola, ma su tutto il resto cala un velo pietoso.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta