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Vanya sulla 42ª strada

Regia di Louis Malle vedi scheda film

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La recensione su Vanya sulla 42ª strada

di Baliverna
9 stelle

Proprio bello questo film, e pure originale, a cominciare dall'idea di rappresentare un testo teatrale famoso (Zio Vanja di Cekov) tramite le prove generali di un gruppo di attori che si preparano alla prima. Un'altra buona idea è il legame tra la realtà e il dramma teatrale, perché i due piani si inseriscono l'uno nell'altro in modo alcune volte impercettibile.
La pellicola è ambientata praticamente tutta in un vecchio teatro in rovina, fatto che costituisce una vera scommessa di bravura da parte di regista e interpreti. E' evidente, infatti, che in questo contesto non si può barare o confondere il pubblico: o ci si sa fare veramente o si muore dalla noia. E qui di noia non ne ho sentita.
Gli attori, poi, sono vestiti con i loro abiti di ogni giorno, e la scenografia è praticamente inesistente: solo un vecchio tavolo con delle sedie, un sofà e qualche stoviglia.
Precisato questo, il valore del film sta innanzitutto nell'arte di Louis Malle, che filma teatro senza farne... teatro filmato. Questo è cinema a tutti gli effetti, benché la presenza della macchina da presa sia discreta e quasi impercettibile, con pochi movimenti. Anche le sue indicazioni agli attori devono essere ottime, attori poi che sono tutti molto bravi, specie Julianne Moore (bellissima) e Wallace Shawn. Anche l'assegnazione delle parti è ottimale. Ciascun interprete dà quindi vita a un personaggio molto credibile e profondo, e conferisce ad esso sfumature difficili da rendere. Shawn (Vanya) è un fallito e un frustrato, che ha condotto una vita inutile dalle molte occasioni perse, e ora, passati i verdi anni, dà sfogo alla sua rabbia e alla sua amarezza su chi gli sta attorno. La Moore, dal canto suo, interpreta un personaggio complesso tutto da studiare: bellissima e sufuggente, un po' stuzzica e un po' respinge, fa risate che non sempre si capisce subito se sono isteriche o vere, finge di essere cinica ma è solo infelice, all'improvviso è magari capace di un gesto autentico o di bontà. Ci metterei troppo a descrivere tutti gli altri, dal dottore affascinante ma incapace di amare alla nipote di Vanya perdutamente innamorata di lui, ed altri.
Ciò che accomuna i personaggi è l'infelicità e il senso di inutilità delle loro vite o, per ben che vada, la sofferenza per le speranze frustrate e i sentimenti non ricambiati. La ribellione sembra divampare ed essere distruttiva, ma pure essa è velleitaria, inefficace, e tutto si risolve con un ritorno allo status quo ante, con tanta rassegnazione. L'unica consolazione è l'aver sfiatato un po' di rabbia e l'essere un po' più tranquilli.
Complimenti anche a David Mamet, che ha adattato il testo, e naturalmente allo stesso Anton Cekov, che ha scritto questo capolavoro.
Vorrei precisare una cosa, per risparmiare a taluni una delusione: è un film girato solo in un interno, ed è basato tutto sui dialoghi e sullo studio dei personaggi. Chi non ama questo genere di film ora lo sa.

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