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Il postino

Regia di Michael Radford, Massimo Troisi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il postino

di hallorann
6 stelle

Quindici anni fa ci ha lasciati Massimo Troisi, comico napoletano erede artistico di Eduardo e Peppino De Filippo. A dire il vero Troisi esprimeva una napoletanità nuova e originale, molto personale, dal ’76 all’80 con il gruppo comico LA SMORFIA insieme a L.Arena ed E.Decaro raggiunse una popolarità teatrale e televisiva enorme. I temi dei loro sketch erano degli irresistibili sfottò sul folclore partenopeo, sulla credulità popolare (SAN GENNARO), su episodi della bibbia e del vangelo tra gli altri. Satire incisive e sornione, prive di volgarità e ideologismi. Quando nel 1981 il giovane produttore Mauro Berardi lo convinse a debuttare al cinema con RICOMINCIO DA TRE, Troisi portò la sua maschera, la sua comicità sul grande schermo e ottenne un grande successo. Anche nei successivi film anche scritti e diretti, egli interpretava giovani napoletani indolenti, eterni indecisi, disoccupati, simpatici e a loro modo seducenti. Nel 1984 unì la sua singolare verve con quella esplosiva di R.Benigni e crearono un piccolo gioiello del cinema comico come NON CI RESTA CHE PIANGERE, scritto e diretto a quattro mani.
In seguito l’attore di San Giorgio a Cremano si fece dirigere da E.Scola in SPLENDOR e CHE ORA E’, graziose e affiatate commedie interpretate in coppia con M.Mastroianni. Nel ’90 sempre con Scola lascia il segno con il Pulcinella de IL VIAGGIO DI CAPITAN FRACASSA e arriviamo al canto del cigno del ’94 con IL POSTINO. Inizialmente doveva dirigerlo solo lui, ma reduce da un difficile intervento cardiaco a Houston in America affida la regia all’inglese Michael Radford. Ci teneva tanto a trarre un film dal romanzo di Antonio Skarmeta IL POSTINO DI NERUDA, liberamente adattato da cinque sceneggiatori e ambientato a Salina nelle isole Eolie, Troisi pur visibilmente debilitato ci ha regalato l’ultima e migliore interpretazione della sua breve carriera.
 1952, Mario Ruoppolo è l’unico postino dell’isola e ha come solo destinatario da servire il poeta cileno Pablo Neruda, esule forzato con la moglie. Tra Mario e il futuro premio Nobel nasce un’amicizia, l’amore per la poesia e per l’impegno politico. Innamoratosi di una giovane ragazza del luogo, la conquista con delle metafore suggeritegli dal poeta, il quale farà da testimone alle nozze tra i due. Dopo la sua partenza, in Mario subentra la malinconia e la nostalgia del maestro, la compenserà con l’impegno politico che gli sarà fatale durante un comizio in piazza, ucciso dalla polizia in seguito a dei disordini. Lo sfortunato personaggio non potrà conoscere il figlio Pablito e neanche rincontrare l’amico poeta tornato sull’isola a salutarlo.
 Tralasciando gli aspetti romanzeschi della storia, le cadute banali e patetiche della sceneggiatura e la debolezza della regia, il plusvalore de IL POSTINO è la performance matura e inedita di Troisi, né comica né drammatica ma poetica e toccante. Bravissimo Philippe Noiret nei panni di Neruda, qualcosa di più di una semplice spalla di lusso, altrettanto bravo Renato Scarpa, ma questo film (clamoroso successo negli Stati Uniti, a un passo dagli Oscar) ha rilanciato in particolare il discontinuo musicista Luis Bacalov, attivo da quarant’anni ma degno di nota poche volte (nei noir di F.Di Leo e in UNA STORIA SEMPLICE di E.Greco). La morte inaspettata e ingiusta di Troisi, non ha solo lasciato un vuoto incolmabile nella nuova commedia italiana, ma senza volerlo ha permesso alla bella comprimaria M.G.Cucinotta di entrare nello star-system del cinema italiano e perfino americano, oggi si è finalmente constatato lo spiacevole equivoco.

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