Regia di Claude Sautet vedi scheda film
Penultimo film di Claude Sautet: siamo quasi giunti nei meandri amari in cui si levano i canti dei cigni. Un cuore in inverno è certamente un film sentimentale, ma intrinsecamente infelice. Un mènage à trois è al centro della storia: lo schivo e solitario liutaio Stéphane è in affari col brillante Maxime, il quale si innamora dell’inquieta violinista Camilla. Come in una ideale sfida con l’amico, Stéphane decide di conquistare Camille, col solo scopo di respingerla quando lei si dichiarerà. La raffinata bastardata non filerà liscia, perché i sentimenti sono sempre più forti. Anche per un uomo che ha rinunciato all’amore e pensava di aver messo definitivamente il proprio cuore in inverno. Molto scritto, molto parlato, molto francese, porta in dote un dono raro: sa farsi amare lentamente, come Camille si innamora di Stéphane, e riesce ad entrarti dentro con delicata irruenza. È un film sui sentimenti che non cede il passo al melò: è piuttosto un thriller romantico, in cui le parole e gli sguardi valgono quanto una pistola e una sparatoria in un action movie, e che riflette sull’amore: cos’è quest’emozione che cresce dentro e ti travolge? Avvolto da un’ombra di misteriosa malinconia, è un film amaro ed insinuante più che struggente, volendo perfino sgradevole nel lato sinistro del suo cuore. Tutto realizzato con una raffinatezza ed una soavità di grande impatto, illuminato con livida limpidezza e puntellato da un’armoniosa partitura (c’è molta musica per violini) in cui si dà voce ad un trio di interpreti appassionato: funziona la febbrile Emmanuelle Béart, si nota con piacere il brillante André Dussollier, ma incanta per rifinitura ed eleganza la splendida interpretazione di Daniel Auteuil nei panni del riservato liutaio Stéphane.
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