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Calafuria

Regia di Flavio Calzavara vedi scheda film

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La recensione su Calafuria

di mm40
2 stelle

Un facoltoso pittore si prende cura di una ragazza abbandonata, la manda in collegio e, quando la ragazza esce dal collegio, si innamora di lei, ricambiato. Per combattere ogni tentazione, l’uomo si arruola nell’esercito, ma la ragazza è incinta.

Una storia piuttosto inconsistente, una pellicola adeguatamente carente di ritmo e di colpi di scena, con lieto fine moraleggiante incorporato: siamo nel 1942 e il buon mestierante Flavio Calzavara, pur di lavorare, si ritrova a girare questo film assolutamente innocuo e che non ha granché da dire, tratto da un romanzo di Delfino Cinelli con una sceneggiatura firmata da quest’ultimo insieme al regista. La morale è facile e la trama lineare, la messa in scena scolastica e gli ottanta minuti di durata del lavoro scorrono senza colpo ferire; nei panni del protagonista maschile c’è il bell’austriaco Gustav Diessl, mentre a Doris Duranti spetta il ruolo principale femminile; altre parti sono quindi riservate fra gli altri a Rubi d’Alma, Aldo Silvani, Olga Solbelli, Lamberto Picasso e Arturo Bragaglia. Mestiere, certo, ma quasi senza vena ispiratrice: il risultato è un prodottino di rapido consumo nella contemporaneità, destinato a invecchiare maluccio. Poco dopo Calzavara aderirà alla Repubblica di Salò: alla luce di pellicole come questa, una decisione che non sorprende affatto. 2,5/10.

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