Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film
Tetsuo è un film giapponese indipendente scritto, diretto, prodotto, scenografato e montato da Shinya Tsukamoto.
Sinossi: Un misterioso feticista del metallo un giorno viene investito da una giovane coppia; quest'ultimi credendolo morto lo gettano in un bosco ma in realtà l'uomo è ancora vivo.
Una mattina il giovane, ormai scordatosi del fattaccio, si accorge di avere sul viso un piccolo condensatore che non riesce a strapparsi; è solo l'inizio di una brutale mutazione, forse punizione per quanto successo in precedenza...
Tetsuo è probabilmente il film giapponese più importante ed influente del moderno cinema giapponese, opera che ha spalancato l'interesse di molti critici occidentali verso una nuova corrente di autori giapponesi (Ishii Sogo, Kiyoshi Kurosawa, Takeshi Kitano, Takashi Miike, Hideo Nakata, ecc) e questo lo si deve al demiurgo Shinya Tsukamoto.
Chi non conosce bene l'autore di Tokyo, potrebbe considerare Tetsuo il suo esordio cinematografico e almeno statisticamente è corretto poichè si tratta del suo primo lungometraggio ma in realtà Tsukamoto era già da parecchi anni che sperimentava con la macchina da presa, inoltre durante gli anni universitari fondò, insieme ad un piccolo gruppo di fidati amici, il Kaiju Theatre e poco dopo realizzerà due cortometraggi fondamentali dove è possibile individuare già il fulcro stilistico/contenutistico di Tetsuo; le opere in esame sono The Phantom of Regular size (1986) e Le Avventure del ragazzo del palo elettrico (1987).
Tetsuo è un film manifesto dove oltre alle evidenti influenze provenienti dal body horror di Cronenberg, è possibile individuare una serie di tematiche particolari, coese con un nuovo linguaggio cinematografico ancora oggi scioccante ed in grado di influenzare diversi medium (diversi videoartisti devono molto al regista giapponese).
Tsukamoto attraverso un approccio cyberpunk installato in una dimensione reale e contemporaena ci mostra con una potenza evocativa senza eguali l'alienazione dell'uomo comune immerso in una routine quotidiana e lavorativa che non lascia scampo, al punto da diventare esso stesso ingranaggio produttivo; ricordiamo che il regista dopo gli studi intraprese la strada lavorativa del salaryman in una compagnia televisia, esperienza in negativo che lo segnerà per sempre.
L'inizio del film a tal proposito è abbastanza esplicativo:
Un uomo misterioso si aggira presso un isolato stabilimento industriale (metafora della reale solitudine ed alienazione del giapponese medio, immerso totalmente nel lavoro), ad un certo punto il soggetto inizia a ferirsi iserendosi del metallo nel corpo (carne-metallo binomio fondamentale nel cinema del regista) forse con l'obiettivo di provare qualcosa: lo stesso autore ha sottolineato più volte come «Tokyo con i suoi ritmi frenetici ci fa dimenticare qualsiasi sentimento», ed ecco che la scoperta del dolore è forse l'unica medicina all'apatia urbana.
In precedenza si accennava ad un linguaggio cinematografico scioccante ed innovativo e onestamente è difficile dire diversamente in riferimento allo stile proposto dal regista; pensiamo alla prima mutazione del protagonista, con Tsukamoto che lo introduce filmandolo in dutch angle con un movimento selettivo, congiunto con le reazioni del giovane che sembra essere in preda ad un attacco epilettico. Inoltre come se non bastasse, iniziamo ad intravedere l'uso di un montaggio martellante e rapidissimo, accompagnato da uno sottofondo musicale "industriale".
Memorabile anche la lunga sequenza dell'incontro tra il protagonista ed una ambigua ragazza con gli occhiali, la quale anche lei inizia a trasfromarsi in un essere metallico; poco dopo la giovane si scaglia sul nostro sfortunato "eore", che dovra sfuggire dalle sue grinfie. L'inseguimento è sbalorditivo, un vero e proprio shock visivo tra fast-motion, soggettive spadmodiche, macchina a spalla a ridosso del ragazzo e montaggio folle e irrefrenabile.
Stile anomalo in grado però di cattuarre l'attenzione dello spettatore, attratto da questa dinamicità immane; in aggiunta è possibile percepire come la città (qui il regista si focalizza sui vicoli stretti della megalopoli) sia in realtà una sorta di entità superiore che schiaccia e opprime il cittadino.
Il film presenta anche delle trovate visive da b-movie geniali; impossibile non citare l'organo genitale maschile del protagonista che si trasfrorma in una sorta di trapano metallico gigante ed incontrollabile, oppure la mostruosa creatura del finale.
Nell'opera trovano spazio anche allusioni sessuali estremamente eccentriche che mischiano Pinku Violence, Cyberpunk e Kaiju Eiga: «Vuoi assaggiare il mio tubo da fognatura?».
Tetsuo è un film sperimentale, visionario ed incredibilmente sociale, in quanto siamo di fronte ad una fortissima critica alla società industriale che vessa e prosciuga i suoi abitanti portandoli all'autodistruzione: «Ti voglio fot**re, il futuro è di metallo».
Capolavoro tumultuoso e schizofrenico (realizzato senza budget) da vedere e rivedere.
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