Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film
Veemente dio d'una razza d'acciaio,
Automobile ebbra di spazio,
che scalpiti e fremi d'angoscia
rodendo il morso con striduli denti...
Formidabile mostro giapponese,
dagli occhi di fucina,
nutrito di fiamma
e d'oli minerali,
avido d'orizzonti, di prede siderali...
[da Filippo Tommaso Marinetti - All'automobile da corsa - 1908]
“Nelle ere della meccanica avevamo operato un'estensione del nostro corpo in senso spaziale. Oggi, dopo oltre un secolo di impiego tecnologico dell'elettricità, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio".
[da Marshall McLuhan - Gli strumenti del comunicare - Il Saggiatore (Understanding Media: The Extensions of Man, 1964)]
“Presto il tuo corpo diventerà metallo. Ti faccio un regalo, una cosa molto divertente: un nuovo mondo”.
[Shinya Tsukamoto a Tomorowo Taguchi]
Il lugubre kling klang della rivoluzione industriale post-atomica: desolazione urbana, capannoni, trincee di lamiere e ferraglia, tubi e cavi elettrici, reticolati, stridore e cigolii di giunture meccaniche, ingranaggi, macchinari giganteschi, ruggine e fuliggine, fumi e vapori mefitici, rubinetti, trivelle, cordoni ombelicali/peni perforanti, acqua e liquido amniotico, una lama conficcata nella carne, sangue, straziante dolore, metallo urlante.
“Non devo farmi vedere, non devo aprire. Sono stato punito”.
Un incidente d'auto, un uomo e una donna che investono un passante squilibrato: le perversioni della lussuria, l'incubo, il contagio, la mutazione (golem/creatura/robot di carne e acciaio) in orripilanti mostruosità, una caccia spietata, la disperazione, il collasso, elettricità e putrefazione nel fragore della battaglia, l'abominevole rinascita, poi soltanto il Caos.
“Come sei riuscito a venire qui in questo stato? Hai un pezzo di metallo nel cervello, è un miracolo che tu sia ancora vivo...”.
Si (ri)parte dal lampione sulla schiena diLe avventure del ragazzo del palo elettrico (Denchu Kozo no boken, 1987) per sprofondare brutalmente, proseguendo la serie dei “mostri a grandezza naturale” avviata da The Phantom of Regular Size (1986), nell'inferno di Tetsuo, decima regia (tra corti e mediometraggi in super 8) e impressionante tour de force creativo di Shinya Tsukamoto, che firma anche sceneggiatura, fotografia, direzione artistica, montaggio ed effetti speciali, snodo cruciale della carriera e film-manifesto dell'immaginario cyberpunk giapponese, come venne unanimemente (e frettolosamente) eletto all'epoca della sua uscita in patria, oltre che scheggia impazzita (e vincente) al Fantafestival di Roma del 1989 (in cartellone, in quell'edizione, anche Ken Russell, Alejandro Jodorowski, Peter Jackson e Ryu Kaneda).
Una sfida estrema: creare un mostro dalle miserie e dal marciume dell'alienazione, ovvero (ri)modellare a colpi di elettroshock un “corpus” (filmico) putrefatto e restituirlo, violato e rigenerato, in una visione anarchica e provocatoria. Angosciante e allucinato, tra horror violentissimo e grottesca mostra delle atrocità, esasperazione del dinamismo futurista e apologia della distorsione.
“Quel metallo è messo ad arte”.
Una macchina da presa impazzita e sfrontata, una scrittura sopraffina nello scandire i deliri della vicenda zigzagando avanti e indietro nel tempo e drammaturgicamente asfissiante nel costruire il crescendo di tensione e follia che condurrà all'apocalittica conclusione del film, il bianco e nero lercio e sgranato della fotografia, turbinìo di luci accecanti e ombre tenebrose, il montaggio frenetico da videoclip, gli improvvisi flash-forward che centrifugano la narrazione, il forsennato “cut & paste” di immagini e animazioni, il tripudio di effetti speciali (Tsukamoto: “Gli effetti speciali e i trucchi di Tetsuo sono tutti artigianali […] e semplicemente girati a passo singolo, un fotogramma alla volta, che è il mezzo più economico e barbaro per riuscire a bluffare dignitosamente”), la fantastica colonna sonora di Chu Ishikawa, tra cupo industrial marziale e languide e stranianti melodie da orchestrina synth-pop, la straordinaria sequenza nella stazione della metropolitana, la sfrenata vena ludica dell'approccio (sottolineata dal game over al termine dei titoli di coda). E Marshall McLuhan, il Cronenberg di Videodrome (“Lunga vita alla nuova carne”) e La mosca, Filippo Tommaso Marinetti, gli Einstürzende Neubauten e i Kraftwerk di The Man Machine,Katsuhiro Otomo, William Gibson e Bruce Sterling, Frankenstein e Gregor Samsa, le “megatrasformazioni” degli anime e l'erotismo grottesco dei manga, i corpi putrefatti/violati/rivoltati di Romero, Yuzna e Raimi e gli “Arcimboldi” mutanti di Svankmajer (Elements of Dialogue), Sogo Ishii e il David Lynch di Eraserhead, passando, ancora, da/in Nosferatu di Murnau, Metropolis di Lang e The Big Shave di Scorsese.
Seguiranno Tetsuo II: Body Hammer nel 1992 e Tetsuo: the Bullet Man nel 2009.
“Mi sento bene... Trasformiamo il mondo in una massa di acciaio, facciamolo arrugginire così che si sbricioli nel cosmo, facciamo ardere la terra con il nostro amore!”.
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