Regia di Katsuhiro Ôtomo vedi scheda film
Pietra miliare dell'animazione, Akira è uno degli indimenticabili capolavori della storia del cinema. Uno dei più straordinari film d'animazione mai realizzati, un kolossal imponente come mai prima, un grandioso adattamento di uno dei più importanti (e originali) manga di sempre. Un trionfo.
Innanzitutto di animazione. Presenta, difatti, una cura nella stessa, nella resa degli ambienti, delle architetture (che, in certe, inquadrature, non possono che ricordare Blade Runner, tra l’altro anch’esso ambientato nel 2019) e dei personaggi assolutamente fuori dall’ordinario.
In un’epoca in cui gran parte dell’animazione giapponese era famigerata per la sua tendenza a tagliare sui costi di produzione riparando su animazioni limitate, che portavano, ad esempio, alla creazione di scene di dialogo dove solo le labbra del personaggio si muovevano senza seguire particolarmente le parole mentre il resto del volto rimaneva statico, Akira s’impose da subito (e la sua potenza rimane ad oggi intatta) facendo bella mostra delle sue meravigliose, fluide e dettagliatissime animazioni (e dei suoi oltre 160.000 fotogrammi realizzati, un vero record), e ricorrendo, per la prima volta nella storia dell’animazione giapponese, a dialoghi pre-registrati sulla cui base è stato poi realizzato il labiale dei personaggi.
Tale cura maniacale nell’animazione si vede tutta nelle sequenze d’azione mozzafiato, elaboratissime e prima impensabili che ricorrono lungo tutto il film (fin dall’inizio), e ne fanno, insieme alle scenografie, il film visivamente più clamoroso e rivoluzionario dell’anno.
Un vero capolavoro che, seppur, come ogni cosa, non esente da difetti (gran parte dei quali riguardanti la sceneggiatura e la necessaria compressione degli avvenimenti narrati nel manga per rientrare nelle due ore di film), sicuramente presenta tanti e tali pregi da non poter che essere considerato uno dei vertici del cinema d’animazione e di fantascienza, inesauribile fonte d’ispirazione per schiere di cineasti successivi (non solo giapponesi e non solo nell’ambito dell’animazione).
Un capolavoro che non manca, volendo in sottotraccia, di confrontarsi con tematiche importanti e complesse.
E’ ambientato in un futuro distopico nel quale la società è in totale disfacimento, le strade sono nel caos, le manifestazioni e le proteste all’ordine del giorno. Un futuro dai contorni apocalittici retto da un sistema corrotto e malato, governato da una politica volubile e instabile, la cui strumentalizzazione della scienza ha provocato e continua a provocare catastrofi indicibili (difatti, nel film, lo spettro della bomba atomica è presente tanto nel prologo quanto nell’epilogo).
Un panorama paurosamente futuribile in cui “il totalitarismo delle idee e delle opinioni, il determinismo delle regole di mercato, che non tollerano la disarmonia del distinto” (A. Ghilardi) la fanno da padrone. E difatti intere fasce della popolazione rimangono segregate nei bassifondi e gli stessi protagonisti sono dei reietti.
E, se, come detto, l’iconografia alle base della devastazione nel monumentale e visionario finale è abbastanza evidente, “il dissolvimento finale del corpo è doppiamente simbolico: da una parte rappresenta la disgregazione della società corrotta dal potere, dall’altra l’autodistruttività del singolo, incapace di vedere oltre il proprio egoismo” (Mereghetti).
Akira è un grandioso ed epico traguardo dell’animazione, uno spartiacque e un ponte per il futuro, un film dall’inusuale potenza visiva (visionaria), supportato anche dalle eccezionali melodie ad opera del collettivo Geino Yamashirogumi fondato da Shoji Yamashiro, ancor più sensazionale se visto al cinema.
Non a caso, il frutto di uno sforzo produttivo senza precedenti. Reso possibile dal contributo di ben 8 diverse società (riunite nella Akira Committee Company Ltd.) e dagli sforzi di un gigantesco staff composto da 1300 persone provenienti da 50 diversi studi d’animazione che si sono alternate in turni diurni e notturni in modo da permettere alla lavorazione di procedere a tappe forzate 24 ore su 24. Il tutto per un costo complessivo finale di ben 1 miliardo e 100 milioni di yen.
Akira, al momento dell’uscita, non si rivela un grande successo e, solo a seguito dell’uscita in home-video e di numerose riedizioni, recupera il budget e si afferma come un vero e proprio successo globale, un’opera di sicuro dal ruolo determinante nel processo di scoperta dell’animazione giapponese da parte del pubblico mondiale. Distribuito in Italia prima in VHS poi finalmente al cinema nel 2013 in una versione che però manteneva il doppiaggio televisivo, poco fedele all’originale, finalmente nel 2018, in occasione del 30° anniversario, è stato rieditato nelle sale in una versione con un nuovo doppiaggio che ha ridato piena forma compiuta anche in lingua italiana al capolavoro animato di Otomo (ed era ora! Sempre l'anno scorso ho avuto poi la fortuna di vederlo al cinema: ragazzi, che potenza!)
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