Regia di Nanni Loy vedi scheda film
Se ancora vi chiedete perché Nino Manfredi sia considerato uno dei "colonnelli" della commedia all'italiana insieme a Sordi, Gassman e Tognazzi, godetevi questo Café Express. Voto: 8 con la moka.
Un Nino Manfredi straordinario veste i panni o, meglio, gli stracci di Abbagnano Michele, derelitto e venditore abusivo che "contrabbanda" caffellatte e caffé aggirandosi furtivamente tra i vagoni di un treno notturno nel Sud Italia. Lo seguiamo lungo tutto il tragitto, da Vallo della Lucania a Napoli, come dei compagni invisibili che assistono alla sua odissea tragicomica, con il treno che fa da teatro in movimento, popolato da una moltitudine di passeggeri che compongono una fauna tutta meridionale, neorealistica e insieme caricaturale, come vuole la migliore tradizione della commedia all'italiana: da Gennarino "o'mbruglione" travestito da chierico a Antonio Cammarota, il portantino che vende medicine sottobanco (interpretato da Gigi Reder, il ragionier Filini di fantozziana memoria). C'è anche Diodato Amitrano, detto "o' pazzo", insieme ai suoi compari borseggiatori, c'è il disgraziato Imbastaro (un Leo Gullotta affetto da strabismo), c'è insomma un vero e proprio corteo di personaggi plebei di terza classe che, come Abbagnano Michele, tirano a campare.
Fuggendo dalle persecuzioni dei controllori, Abbagnano Michele racimola spiccioli di vagone in vagone per curare il figlioletto malato, trovandosi in situazioni singolari e a tratti paradossali. Lui stesso è un paradosso vivente, è un commediante che inventa storie e recita parti diverse pur di impietosire e consolare i potenziali clienti. Racconta di aver perso il braccio sinistro in guerra, durante la campagna di Russia, ma anche dopo aver salvato dei bambini, oppure sotto una lastra di marmo, o ancora sotto il cingolo di un carro armato. In realtà il braccio è semplicemente paralizzato, ma lui non lo vuole dire, perchè alla gente fa impressione, come fa impressione la miseria, e quindi sulla bugia del braccio perduto in un evento tragico e solenne ci ricama sopra una verità:
Il braccio falso è l'unica cosa vera per la gente, qua la verità è quella che si vede, e io con questa verità ci campo!.
Sia pure un teatrante, un impostore, un ciarlatano, Abbagnano Michele è comunque un uomo dotato di una profondissima sensibilità che lo accompagna (e ci accompagna) lungo tutto il viaggio e in tutti gli incontri di questa notte folle vissuta negli scompartimenti di un treno.
Il pathos che il viso di Manfredi riesce a suscitare, l'espressività del suo sguardo pieno di dolcezza e di amarezza, i sorrisi e le risate che riesce a strappare sono il punto di forza del film. La mano di Nanni Loy è sicura, i comprimari sono tutti apprezzabili, ma ciò che resta di indimenticabile è lui, Nino Manfredi, nei panni o, meglio, negli stracci di Abbagnano Michele.
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