Regia di Sofia Coppola vedi scheda film
Ho sempre concordato quando leggo in giro che Sofia Coppola è sottovalutata, che il suo cinema non è stato mai capito a pieno. Da donna mi rifiuto di pensare che ciò accade per una parità di sessi, mai veramente raggiunta nella settima arte, augurandomi, seppur sempre amaramente, che sia solo il cognome che porta a rendere, il critico prima e lo spettatore poi, ad aspettarsi sempre di più, a prescindere. Il premio alla regia conquistato a Cannes per questo suo ultimo lavoro, direi che ha abbondantemente modo di esistere. Grazie anche all’uso dell’opportuna fotografia, adeguata all’epoca in cui si svolgono i fatti, ogni inquadratura ha il potere di dare vita all’ambientazione che circonda i personaggi. I personaggi, o meglio i protagonisti che ne indossano le vesti, vengono oscurati dalla potenza delle immagini mostrate. Nonostante la buona recitazione di Nicole Kidman che si eleva al di sopra di ogni collega con cui divide la scena, nessuna interpretazione finisce per essere però degna di nota. Colin Farrell ci prova, con tutto l’impegno possibile, ma non ci riesce proprio, certe cose non fanno per lui. Un ruolo cardine che finisce per risultare marginale, con il conseguente interesse verso la pellicola che finisce per calare di minuto in minuto. La sola capacità registica della Coppola non è purtroppo sufficiente per un film con un’ambientazione storica notevole e una trama impegnativa per come viene raccontata. Laddove la figura femminile regna sovrana, riportandoci alle origini della filmografia della regista, al suo Il giardino delle vergini suicide che resta la rappresentazione più esplicita del suo cinema. Nonostante tutto resto sulla mia posizione: a me Sofia piace e il suo cinema anche … e nemmeno poco.
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