Espandi menu
cerca
L'inganno

Regia di Sofia Coppola vedi scheda film

Recensioni

L'autore

steno79

steno79

Iscritto dal 7 gennaio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 244
  • Post 22
  • Recensioni 1784
  • Playlist 106
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su L'inganno

di steno79
8 stelle

Ho visto anni fa il film di Don Siegel “The beguiled” e l’ho anche recensito, ma a dire il vero al momento non lo ricordo più benissimo. Non sono in grado di fare un confronto preciso con il remake di Sofia Coppola, che mi è sembrato ugualmente un film interessante e ben risolto: forse la differenza principale è che Siegel fece un film più “pulp” e visionario, mentre la Coppola sembra molto preoccupata di realizzare un’opera all’insegna del rigore formale e dell’eleganza nella messinscena. La prima parte comunque mi ha ricordato molto il film di Siegel, di cui sembra riprendere da vicino diverse scene e dialoghi, visto che la sceneggiatura scritta dalla regista stessa è basata sia sul romanzo di Peter Cullinan che sulla sceneggiatura di Albert Maltz e Irene Kamp per il film di Siegel, citati nei titoli di coda (c’era bisogno di seguire così da vicino una sceneggiatura altrui?). La Coppola adotta un punto di vista naturalmente diverso rispetto a Siegel, privilegiando la presenza e il ruolo delle donne e riducendo il personaggio di Colin Farrell a poco più che un comprimario. E’ un’opera di presa forse non immediata, un thriller psicologico volutamente lento e raffreddato, ma dove la regista mostra una meticolosa cura per le psicologie dei personaggi e si avvale di una magistrale fotografia, che nelle scene illuminate dalle candele ha una ricchezza luministica quasi kubrickiana. E va segnalato anche un ottimo cast, con una Nicole Kidman all’altezza delle sue migliori prove nel ruolo di miss Farnsworth (ma non saprei se vinca il confronto con la Geraldine Page del film precedente), una Kirsten Dunst ben calibrata nell’orgoglio e nella rabbia e una Elle Fanning sicuramente da tenere d’occhio. Al di là del confronto inevitabile col film precedente, “L’inganno” è un dramma efficace, dalla progressione drammatica sicura e dalla raffinata veste formale; meglio goderselo come film autonomo e come conferma di un talento registico ormai assodato.

Voto 8/10

Kirsten Dunst, Colin Farrell

L'inganno (2017): Kirsten Dunst, Colin Farrell

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Ultimi commenti

  1. amandagriss
    di amandagriss

    ottima riflessione, anch'io credo che bisogna collocare il film nel percorso autoriale femminile della regista. e basta.
    ciao :)

    1. steno79
      di steno79

      grazie Antonella, infatti l'ultima frase della recensione voleva dire proprio quello, che è inutile arrovellarsi a fare un confronto col film di Siegel, ma meglio giudicare autonomamente il lavoro della Coppola

  2. (spopola) 1726792
    di (spopola) 1726792

    Perchè no (parlo del puntuale riferimento della parte iniziale di questa pellicola alla sceneggiatura utilizzata per il film di Siegel ripresa senza molte variazioni) se risultava essere assolutamente funzionale anche alla differente impostazione scelta dalla regista e della sua visione virata al femminile della storia? Per me sarebbe stato discutibile se si fosse creata così una frattura con il resto del film cosa che invece io non ho avvertito assolutamente. Come giustamente dice Antonella nel suo commento, l'opera è collocabile nel personale percorso autoriale della regista nel senso che si riallaccia (e porta avanti) alle tematiche trattate più o meno da tutto al cinema che ha realizzato prima di questo titolo e in particolare a "Il giardino delle vergini suicide" che è stata la straordinaria la pellicola del suo esordio (e soprattutto in questo senso credo che debba essere valutata).

    1. steno79
      di steno79

      Grazie Valerio per il tuo puntuale commento... anni fa ho visto sia Il giardino delle vergini suicide sia Marie Antoinette, ma non li ricordo a sufficienza, mentre Lost in translation l'ho anche recensito sul sito... il percorso della Coppola è sicuramente coerente ed è una delle più brave tra le registe attualmente in attività. Ciò non toglie che qualche perplessità sul fatto di essere rimasto così fedele alla sceneggiatura del film precedente nella prima parte... qualcuno sostiene che i dialoghi e le inquadrature sarebbero quasi identici... io non posso dirlo con sicurezza perché la visione del film di Siegel per me risale a quasi dieci anni fa, quindi oggettivamente non lo ricordo... ma ti dirò che questo dubbio mi ha impedito di dare una valutazione più alta, perché per il resto il film è davvero bello e diretto con grande talento

    2. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Può darsi. Per i dialoghi non ho le due sceneggiature ma confermo che sono molto simili. Del resto il romanzo del quale il film della Coppola ripropone lo stesso titolo ha una struttura molto più complessa a partire dal fatto che direttrice e insegnate sono due sorelle e che dà molto più spazio alle storie e all'entroterra delle ragazze (anche le più piccole che vivono nel collegio. Comunque se in Siegel l'uomo era il "cacciatore", qui è invece la "vittima" e non è certo di poco conto questa inversione dei ruoli? S i può anche andare a cercare il pelo nell'uovo, ma la sostanza è che questa fondamentale variazione rende le due pellicole due cose molto diverse /o per dirla ancora meglio, due facce contrapposte della stessa medaglia).

  3. laulilla
    di laulilla

    @ Stefano e @ Valerio
    Pare ovvio anche a me, e l'ho scritto, che il film si collochi all'interno del precedente percorso registico della Coppola, collegabile, in modo particolare, al Giardino delle vergini suicide e a Maria Antonietta. Tuttavia mi sembra impossibile non evocare il film di Siegel, che lei ha avuto così presente da dargli lo stesso titolo, che nel romanzo è invece The Painted Devil. È sembrato non solo a me, per la verità, che la regista abbia vistosamente censurato sia il fiilm precedente, sia il romanzo, tagliando via ogni situazione scabrosa nonché la schiava nera, e lasciando nell'indeterminatezzalo scenario storico, riducendo in questo modo lo stesso spessore psicologico dei personaggi. Rimane un' opera dalla forma perfetta ed elegantissima, rimangono le suggestioni Kubrickiane (anche di quelle ho scritto) ma questo è un po' troppo poco, a mio avviso. Della sua volontà "censoria" potrebbe essere una spia una la dichiarazione, raccolta da qualche sito del web circa l'imbarazzo che le avrebbe provocato la scena di sesso presente nel film, che è così perturbante che io fatico a ricordarla! Anche lei è diventata bacchettona? Che delusione!

    1. steno79
      di steno79

      Grazie Lilli la tua lettura è legittima anche se il tuo giudizio un po' severo a mio parere. Avevo letto anche su altre fonti di quello che tu hai definito come una censura sul materiale del libro è del film precedente, ma so anche che la regista si è difesa con convinzione da queste accuse. Io avevo sollevato qualche dubbio su una eccessiva aderenza al film precedente nella prima parte, quindi non credo proprio che la Coppola abbia voluto evitare il confronto con Siegel ma restano due differenti approcci alla storia. Per il resto il film per me funziona è l'ho valutato comunque positivamente

    2. laulilla
      di laulilla

      Grazie a te, Stefano. La severità del mio giudizio è direttamente proporzionale alla mia delusione, Come ho detto, sono molti a sospettare un atteggiamento censorio. Per la prima volta avevo letto questa osservazione sui Cahiers du Cinéma subito dopo Cannes, in un articolo che portava molte critiche al Festival di quest'anno, ai premi assegnati, Coppola compresa. In quest'ultimo numero (settembre) riprende con una brevissima recensione, quelle severissime critiche (altro che la mia!), arrivando infine al consiglio di non disturbarsi per vederlo! Ammetterai che non sono arrivata a tanto, tuttavia la delusione è stata molto forte. :(
      Il romanzo (nel cartaceo) ha ben 450 pagine; l'ho trovato e lo sto leggendo. Il grosso lavoro sul cartaceo lo ha fatto Siegel, perché quella è una narrazione destrutturata, non lineare e non diacronica, in cui le fanciulle del collegio intervengono una alla volta, presentando, ciascuna per ogni capitolo, la propria versione dei fatti, e tornando successivamente a raccontare, ancora ciascuna per capitolo, la storia che hanno visto o vissuto. Molto interessante, almeno per me che amo leggere.
      La tua valutazione, pur divergente rispetto alla mia, è del tutto legittima, eh, e permette scambi interessanti di vedute. Un saluto Lilli

    3. (spopola) 1726792
      di (spopola) 1726792

      Sì hai ragione…. Il titolo esatto del romanzo è The Painted Devil (Il diavolo dipinto) e lo sapevo anche!!! E’ nella traduzione italiana del libro che è diventato “L’inganno” (parlo dell’edizione adesso disponibile sicuramente per renderlo immediatamente assimilabile al film) cara Lilli e ti ringrazio per la tua puntuale osservazione. Il film di Siegel rimane una presenza molto ingombrante col quale sicuramente la Coppola ha dovuto fare i conti scegliendo però a mio avviso (con intelligenza) una strada autonoma che rende anche la sua opera molto interessante. Tu hai spiegato benissimo le ragioni della tua delusione nella recensione pubblicata (e giustamente ribadite adesso in questi tuoi commenti) mettendo in evidenza quelli che consideri i difetti che superano largamente la positività della messainscena nel suo insieme. Nel confronto diretto, la versione “maschile” di Siegel risulta anche adesso più ambiguamente (e realisticamente) horror (è un fatto indiscutibile). Quella della Coppola contiene invece la visionarietà di una favola cattiva privata dell’happy end ed è per questo che diventa molto più sbrigativa nei meccanismi conclusivi che possono benissimo essere scambiati per frettolosità, soprattutto nella rapidità con cui viene risolta la scena della notte d’amore che sarà poi l’origine dell’inganno finale), Era dunque la differente rappresentazione (più sanguigna) a fare di Eastwood (in primis) della “sfiorita” Page ma anche della Hartman e della Harris, un qualcosa di molto diverso e (a mio modesto avviso) di non confrontabile con l’attuale cast che vede tutti (compreso lo “spento” Colin Farrell che non è più il protagonista, ma una pedina secondaria e quasi inconsapevole di una rivalità ferinamente volta al femminile) perfettamente integrato nell’inappuntabile disegno registico orchestrato dalla Coppola. Come giustamente hai detto tu, non sei la sola ad aver storto la bocca di fronte a questa molto più algida (ma per me ugualmente efficace) rappresentazione. Le tue perplessità insomma sono più che legittime e le rispetto tutte perché sono profondamente articolate e meritevoli di attenzione sulle quali è il caso di riflettere seriamente (potresti insomma avere ragione tu ed essere io ad aver preso un clamoroso abbaglio). Un film che fa discutere, che (vivaddio!!!) non mette tutti d’accordo, è sempre ben accetto... rende vivace e produttivo lo scambio delle proprie sensazioni!!! E genera discussioni sempre molto interessanti e produttive. Il romanzo è indubbiamente più complesso e inquietante (probabilmente traducibile in immagini solo se si accetta di ridurlo a una dimensione molto più semplificata). Un libro dalle molte verità (una per ciascun personaggio della storia dove tutti sembrano nascondere nel passato qualche segreto). Un po’ alla Rashmon insomma che rende la lettura molto appassionante.

    4. laulilla
      di laulilla

      Grazie, Valerio. È sempre un piacere scambiare opinioni con te, attentissimo sempre alle argomentazioni di chi dissente. La civiltà del confronto è fondamentale, va da sé, ma questo non è un problema né per te, né per Stefano. Venendo alle tue affermazioni, non ne farei una questione di torto o ragione, che non sono mai nettamente separabili. Il romanzo, molto affascinante di sicuro, ha in realtà 472 pagine (l’ho verificato questa notte, mentre, in assenza di sonno, procedevo nella mia lettura). Lo scrittore non era mai stato tradotto in Italia; il tempismo di questa edizione è stato davvero stupefacente! Il suo titolo l'inganno è identico a quello italiano del film, suggerito anche dalla copertina! Quando si dice marketing...
      A questo proposito, The Beguiled, titolo di Siegel e di Coppola, dovrebbe essere tradotto “L’ingannato”, trattandosi di un participio passato. Il sostantivo, invece, indirizza lo spettatore ad aspettarsi un intrigo al femminile, che però, attenzione!, non è nel titolo della Coppola. Un caro saluto Liili

  4. ezio
    di ezio

    sai cosa ti dico ??....lo vedro' come te,senza fare raffronti,ogni pellicola in fondo ha la sua originalita' e poi se dovessi vedere,quelle del passato hanno sempre qualche vantaggio in piu' (per tante ragioni),grazie Stefano del tuo bel commento,che ho letto con piacere.

    1. steno79
      di steno79

      Grazie Ezio come sempre...

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati