Regia di Claudio Amendola vedi scheda film
Un noir "ad episodi" interessante e ben congegnato
La libertà è un concetto relativo, come tutto (purtroppo) nella vita: in questo caso uscire momentaneamente di prigione non è proprio una gioia per tutti, poiché come c'è chi non vede l'ora di fare passeggiate chilometriche e mangiare schifezze,così non mancano quelli consapevoli che tornare alla "normalità" significa anche chiudere conti col passato e pagare i propri errori. Amendola qui scrive (con De Cataldo e Jannone), dirige (per la seconda volta, dopo "La mossa del pinguino") e recita bene. Infatti la sceneggiatura ci presenta quattro storie, quattro diversi individui, accomunati solo dall'avere una condanna: droga, rapine, omicidi e colluttazioni, sempre loro. I loro caratteri non vengono approfonditi subito, ma gradualmente, soprattutto attraverso le azioni. Troviamo un inquietante Argentero con un solo obiettivo: trovare la moglie; Amendola ex spacciatore con l'obiettivo di dare una regolata alla superficiale attività del figlio combinaguai, sulle sue orme; Giacomo Ferrara membro di un gruppo di delinquenti coatti e Valentina Bellé, che qui non offre di certo la sua migliore performance attoriale, viziata e con molte mandate a quel paese augurate, entrambi ostinati a non ritornare in gatta buia. In un modo o nell'altro, ognuno riuscirà a ritrovare un certo equilibrio, che alla fine rappresenta il vero obiettivo di ogni persona. Il percorso dei protagonisti è malinconico e sempre incerto, e quest'atmosfera triste e seria, ma comunque non priva di un paio di scenette goliardiche della banda, è tramessa allo spettatore anche grazie alle musiche di Paolo Vivaldi. La maschera dell'ex cesarone ed erede del Monnezza è simile a quella vista in "Suburra", in cui interpretava il boss di Roma; qui mantiene l'atteggiamento autoritario e austero e il suo personaggio è molto interessante: cosa non si fa per la famiglia. Delle storie dunque crude, con qualche scena alla "Fight Club", ben costruite, con (quasi tutte) buone prove attoriali ed inoltre con la bella scelta di identificare l'amore come il comune promotore delle azioni dei personaggi.
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