Regia di Claudio Amendola vedi scheda film
48 ore di permesso premio per quattro carcerati dalle storie eterogenee ma quasi tutte senza via d'uscita. Amendola prosegue l'avventura della regia sfidando il genere noir e vincendo almeno in parte grazie a valide atmosfere assicurate da una pertinente fotografia ad effetto. Ottimo Argentero.
Quattro detenuti ottengono un permesso premio lungo 48 ore, da trascorrere al proprio domicilio.
I loro rispettivi reati sono vari, e li trovate elencati nelle llocandine dedicane ad ognuno di loro.
Un picchiatore clandestino cerca in questo tempo di ritrovare la moglie, costretta a prostituirsi dopo che lui è finito dentro e non può più assicurare la rendita certa al suo aguzzino scommettitore. Dovrà tornare a combattere come prezzo per ottenerla. Ma un agguato a tradimento è destinato a rivelargli una verità troppo dura da accettare, costringendolo a ricorrere alla vendetta.
Luigi è un narcotrafficante che sconta una lunga pena, durante la quale ha maturato la coscienza della propria colpevolezza e sogna solo il giorno di poter uscire e condurre una vita da tranquillo pensionato: non fosse che si accorge che il figlio ingenuo sta cercando di entrare nel giro, mettendoosi contro il suo pericoloso ex socio albanese.
Rossana è una bellissima ragazza della società che conta, finita in carcere dopo essere stata scoperta in aeroporto di ritorno dal Brasile con un carico di eroina. Non accetta l'idea di toornare tra le pareti della cella, anche se un percorso di attenuazione della pena sta per essere messo a punto dal suo avvocato, e pertanto pretende dalla madre-manager una liquidazione che le permetta di fuggire lontano.
Angelo è il più giovane del gruppo: è finito dentro dopo una rapina ad un benziinaio, unico catturato dopo un i seguimento concitato con la polizia, e lealmente disposto a sacrificarsi a favppre del gruppo, che intanto vive nella casa della nonna defunta dell'arrestato: il quale nel frattempo si è diplomato, e ora, incontrata la Rossana di cui sopra in occasione dell'uscita premio, sogna di poterla avere come compagna.
Claudio Amendola, dopo l'esordio in regia pochi anni orsono col divertente, ma anche un pò qualunque La mossa del pinguino, punta ora sul genere, sul noir, sulle atmosfere cupe che avvolgono il mondo dei reietti in attesa di redenzone e reinserimento.
La scelta, di certo coraggiosa, non facile, neppure scontata, è già di per sé un merito non da poco: discostarsi dai sentieri ultra calpestati della commedia più ricorrente e spesso insulsa che ogni settimana vede sfornare nuove operine, spesso nemmeno più baciate dal successo dei bei tempi (è ora finalmente che il pubblico si stufii di certe vacuità senza costrutto!) e a volte nemmeno in grado di risultare originali nel titolo ("Non è un paese pèer giovani" ne è l'esempio più tristemente esplicativo) è un segno di orgoglio che merita almeno un plauso.
Amendola si circonda di uno sceneggiatore di lusso ideale per il genere che si attraversa, lo scrittore Giancarlo De Cataldo (ma a dirla tutta la sceneggiatura sconta qualche ovvietà o leggerezza di troppo nella costruzione soprattutto di alcuni personaggi di contorno, e a questo proposito l'episodio di cui è protagonista proprio Amendola mi pare il più debole e meno riuscito dei quattro, così come la chiusura del film appare affrettata, irrisolta, lasciata un pò troppo in sospeso) ed il film riprende, speriamo con un futuro seguito, un genere ormai quasi dimenticato che ha reso interessante, a volte grande, sicuramente esportabile, il nostro cinema dai '60 a fine anni '70.
Detto questo il film si pregia soprattutto dell'interpretazione sofferta, sentita, sanguigna, davvero riuscita, di Luca Argentero, bravissimo nei gesti coome nella parola, asciutto, devastato, ferito e per questo rancoroso e pericoloso più dii una belva.
Il suo percorso di vendetta, segnato da un vero e proprio calvario di sangue, è il vero pezzo forte di un film medio ma coraggioso a cui non riesco a non volere almeno un pò di bene.
Quella dell'attore, una performance fisica e motivatissima che ci fa tornare in mente la sua straordinaria parte - puramente molto viscerale e epidemica - dell'ottimo noir di Risi Cha Cha Cha.
Interessanti i volti degli a me poco noti Giacomo Ferrara e della statuaria Valentina Bellé, ovvero degli altri due protagonisti.
Sempre verace, spaventoso ed inquietante l'immenso (in tutti i sensi) Antonino Iuorio, caratterista di lusso che non passa mai inosservato.
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