Regia di Abel Vang, Burlee Vang vedi scheda film
Inguardabile mix di luoghi comuni, che mette assieme il peggio del cinema horror (soprattutto ispirato dal filone orientale) per teenagers ...
Tre giovani coppie di adolescenti ricevono un link dall'amica Nikki (misteriosamente deceduta in camera sua) che rimanda all'installazione di un'applicazione per cellulare, in parte simile a Siri: una sagoma maschile anonima caratterizzata da un rosso papillon, che invece di dare indicazioni su strade, ristoranti o altre notizie da Internet, sembra conoscere nell'intimo le fobie e le paure dei ragazzi. Dopo una serie di inspiegabili manifestazioni Cody, ragazzo di colore (che fischietta Chopin!) ed esperto di informatica (come neanche Bill Gates), inizia ad indagare fino a risalire all'IP dal quale sembrerebbe aver avuto origine l'applicazione...
Prodotto realizzato senza troppa cura che mescola, molto caoticamente, i più abusati luoghi comuni del cinema horror: dalla maledizione stile The ring agli influssi malefici che scaturiscono da un cellulare (The call); il tutto miscelato con i peggiori cliché che sono (giustamente) stati parodiati più volte. La debole sceneggiatura cede il posto alla comicità (involontaria) evocata dalle reazioni dei protagonisti, abbinate alle velocissime (stile flash) apparizioni legate all'inconscio dei ragazzi (mostri dalle mani artigliate, clown, orsachiotti di peluche, ecc.).
Non solo la psicologia dei ragazzi è pressoché inverosimile, ma pure le reazioni rasentano l'incredibile: girano per casa a luci spente, assistono a fatti inspiegabili ma non fanno una piega e, ovviamente, non rimuovono l'applicazione; ci provano solo molto più tardi, quando tentano senza riuscire a disinstallarla, ma continuano ad utilizzare i cellulari, fonte di disgrazie inspiegabili.
In mezzo a tutto questo baraccone circense (con presenza di scadenti spfx) si aspetta, sperando, una spiegazione, qualcosa che dia ragione di eventi così inusuali: ecco allora entrare in campo un progressista in giacca e (rossa) cravatta che teorizza sulla paura; costui è il probabile artefice della famigerata applicazione e viene poi rinvenuto chissà perché (chissà per come) cadavere in cantina di fronte ad una telecamera: si tratti di suicidio, omicidio o che altro a questo punto -proprio- non interessa più a nessuno saperlo, soprattutto dopo l'apparizione (strapparisate) del peluche ghignante e dell'arzilla nonnina che si muove a scatti, ridendo come una pazza mentre saltella avanti e indietro con il corpo disarticolato: evidente citazione di Samara/Sadako e/o di una buona fetta di bruttissimo cinema orientale, quello che per qualche anno, tra il 2005 e il 2010 ha saturato il mercato home video con (inqualificabili) film di paura classificati j-horror...
Sorvoliamo anche sul titolo, inutile e vuoto non meno del film.
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