Regia di Taylor Sheridan vedi scheda film
I segreti di Wind River (2017): Jeremy Renner
Non inizio spesso a parlare di un film dalla fine ma come ignorare, a giochi fatti, a vendetta consumata, l'incubo di un popolo e delle sue donne. Dice la didascalia, poco prima dei titoli di coda, che ogni gruppo etnico americano ha una propria statistica, un proprio elenco di persone scomparse. Le donne dei nativi ne sono prive. A nessuno interessa? Mia moglie, seduta accanto a me, ricoperta di libri e concentrata sulle verifiche da correggere, sbatte in malo modo il coperchio del portatile sulla tastiera imprecando contro gli Stati Uniti e l'ignoranza che ogni insegnante vorrebbe debellare. Occupata dal lavoro non ha seguito il giallo di Taylor Sheridan, promettente autore americano passato dalla scrittura alla regia, ma quelle poche righe impresse sullo schermo attraggono la sua attenzione. Il gesto di stizza è doveroso mentre l'esclamazione che le esce dalla bocca non si riporta per decenza. Rimango altrettanto basito da quella notizia che fa il paio con quanto già dichiarato ad inizio film: Sheridan si è ispirato a fatti di cronaca. Ha inventato poco e la cosa non mi stupisce. Gli Stati Uniti, il paese dei "padri pellegrini", ha rinchiuso i figli delle praterie in spazi angusti celandoli alla propria traballante coscienza che rivendica il bisogno di nascondersi dietro il dito di un nazionalismo ipocrita. Occhio non vede, cuore non duole. La riserva lakota di Wind River è la parte di una colpa più vasta di cui non andare fieri: l'estinzione dei popoli del continente. Quel poco che resta del passato combatte in un territorio aspro, ostile e scevro di benedizioni in cui si fatica a scorgere le antiche tradizioni e un futuro di speranza.
I segreti di Wind River (2017): Elizabeth Olsen
All'interno della comunità del Wyoming si consuma un crimine e solo la perseveranza dell'agente forestale Cory Lambert e l'impegno della novellina Jane Banner, agente F.B.I. scaraventata simbolicamente dal deserto ai ghiacci delle Montagne Rocciose, permette di arrivare laddove le istituzioni indietreggiano. Pochi poliziotti, a controllare una riserva troppo ampia, ed un solo federale, una donna e per di più senza esperienza del territorio, sono il biglietto da visita di una federazione che non guarda con benevolenza a quanto succede tra gli ingombranti nativi. Sheridan ha il talento della scrittura e "Wind River" conferma le abilità esibite in "Sicario". Se c'è una piaga dove rigirare il dito Sheridan non ha esitazioni a farlo. Nel film di Villeneuve il protagonista è il confine turbolento tra Stati Uniti e Messico, il deserto arido e diabolicamente immobile che si prende i migranti che fuggono dalle pallottole di Juarez. In Wind River cambiano i colori ma non la sostanza. La neve e le tormente si prendono gli spazi assolati del Texas creando un deserto altrettanto arcigno e vendicativo nello stato del celebre Yellowstone. Il deserto degli uomini è il deserto delle istituzioni che annaspano dietro alla criminalità e dietro alle diseguaglianze socio-economiche senza dare l'impressione di voler combattere la battaglia ad armi pari.
C'è un ulteriore somiglianza tra le due sceneggiature nel rivendicare un ruolo attivo per il genere femminile. Emily Blunt in "Sicario" ed Elizabeth Olsen in "Wind River" sono poliziotte e donne che crescono in fretta e nonostante la realtà brutale non si piegano alla moralità maschile della violenza e della vendetta mantenendo il candore, che il paesaggio bianco sublima, necessario a credere in una via d'uscita diversa dalla giustizia privata e dal tornaconto economico. Le donne di Sheridan sono vittime e riparatrici e quando lasciano il campo lo fanno con tutta la consapevolezza del loro ruolo creativo. Gli uomini obbediscono, invece, alla legge della giungla brandendo armi impugnabili con estrema leggerezza ed esibendo i muscoli di una comunicazione che non ammette negoziati e conciliazioni.
I segreti di Wind River (2017): Jeremy Renner, Gil Birmingham
Segnato dalla solitudine del paesaggio innevato il film si abbandona all'introspezione psicologica, a questioni irrisolte come la vita, a silenzi colmi di tristezza e rassegnazione, all'esaltazione di regole naturali ben più oneste di quelle umane. I personaggi sono stati segnati dalla vita, dalle morti, dall'assenza di prospettive e dalla mancanza di un'identità culturale sepolta da secoli di cattività. Mentre il padre della giovine vittima tenta una dolorosa elaborazione del lutto dipingendosi il volto di colori tribali, secondo i dettami di una tradizione mai appresa dagli antenati e forse errata, il processo di accettazione della perdita per l'uomo occidentale è assai più complesso e può sfociare nella giustizia privata oppure nel perdono. Il film mostra le piaghe purulente di ferite mai rimarginate ma solamente nascoste sotto la coltre di un candido e freddo lenzuolo bianco. Al fianco di una vendetta che può essere gratificante nell'immediato Sheridan rammenta allo spettatore che chiusa una porta se ne apre un'altra di infinite possibilità come l'inattesa telefonata di un figlio allo sbando che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa ma si è lasciato annegare da fluidi vischiosi e fiumi di alcool. È la base su cui fondare una nuova coscienza di cambiamento affinché ogni umana tragedia alla lunga non sia soverchiante per l'individuo e per la comunità.
I segreti di Wind River (2017): Jeremy Renner
Il Premio alla regia Un Certain Regard passa inevitabilmente per una sequenza di straordinaria tensione emotiva che inizia con una porta che si apre all'amore e poi si chiude dietro il barbaro stupro del branco. Il contrappasso dantesco in un girone ghiacciato lascia attoniti in questi giorni di polmoniti virali così come la descrizione degli alveoli che scoppiano dopo una prolungata esposizione all'aria ghiacciata del Wyoming e al respiro accelerato di chi è costretto a scappare dalla morte.
NowTv
I segreti di Wind River (2017): Elizabeth Olsen, Graham Greene
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Io mi inchino a codesta analisi/disamina/saggio/recensione/manoscritto di proporzioni celestiali, complimenti per questa scrittura narrativamente accattivante e tagliente nel descrivere un lungometraggio che vive soprattutto di atmosfere ed io ho sentito il gelido, freddo, crudele clima del Wyoming attraverso le tue candide parole.
Mamma mia che mostro sacro con cui mi dovrò confrontare quando dovrò anch'io recensire questo lungometraggio, sicuramente ne uscirò con le ossa rotte e la mente perennemente ghiacciata. Complimenti veramente, hai sviscerato ogni singolo aspetto di questo importantissimo manifesto politico contro un'America negligente con le sue stesse frontiere; Taylor Sheridan è un nuovo autore che stimo tantissimo tant'è che ho in mente di recensire la sua trilogia informale partita con Sicario, continuata con Hell or High Water e conclusa con questo splendido e raggelante I segreti di Wind River. Forse uno dei più bei film ambientati sulla neve che abbia mai visto insieme a The Hateful Eight e Fargo, ma se conosci altri lungometraggi nevosi simili consigliameli pure. Intanto io attendo con impazienza il suo prossimo film previsto per il 2020 ossia "Those Who Wish Me Dead", un sorta di neo-western con una protagonista femminile (!).
Complimenti ancora per questa recensione magistrale che come sempre conserva una mano personalissima grazie anche al racconto di divertenti aneddoti essenziali per coinvolgere il lettore. Io intanto mi inchino a te mio caro obyone e prendo nota come un bravo scolaretto. A prestissimo ;D
La neve sarà bianco ma io, in questo momento, sono color fragola e spero non mi siano spuntati i puntini.
Quanto a Sheridan credo anch'io che sia un autore molto promettente. Ho potuto vedere Sicario che Villeneuve svolge con tempi diversi apportando la sua mano, chiaramente. È un gran bel film (se vuoi l'ho recensito) in cui la sceneggiatura ha il suo peso e presenta similitudini con questa. Non ho l'abbonamento alla sacra N perciò non ho visto Hell or high water. Spero di vederlo in futuro. Magari leggo quello che scriverai in proposito prima. Il tema dei nativi l'ho toccato di striscio con Ombre rosse. Quando avrai visto il film di Ford mi darai un parere.
Film nevosi? Mmm. Ho voluto bene a La prima neve di Andrea Segre. Trovi la mia recensione sul sito. Anche Segre adotta uno stile semplice e tempi simili a quello di Sheridan. Entrambi sono interessati ai loro personaggi e ai loro dolori. Te lo consiglio. E poi che dire del bellissimo film di Raimi "soldi sporchi" ? A te che sei appassionato del Ragno non ti sarà scappato, di certo, questo fantastico film. Su due piedi rimembro questi ma potrei aggiungere in seguito. Grazie dei complimenti! Adesso ho i puntini. Ne sono sicuro. Vado al bagno a guardarmi allo specchio.
:-D
Ahahhha ma te li meriti tutti i complimenti, questo scritto andrebbe messo in prima pagina su tutte le riviste di Cinema.
Tranquillo, la tua recensione su Ombre Rosse l'ho vista ma la voglio leggere dopo aver visto il film su prime (sperando non sparica) anche perché ho da dire la mia sul genere western che forse ti potrebbe interessare.
Mi sopravvaluti obyone, Soldi Sporchi di Raimi è da anni che ho in mente di vederlo ma nelle biblioteche fatico a trovarlo, comunque è nel mio mirino da cinefilo da tanto tempo, una vera vergogna per un Raimiano come me. Comunque grazie per il consiglio cinefilo (da massimo esperto) che sicuramente annoterò.
Comunque ho letto, utilitato e commentato (il trittico vincente XD) la tua recensione su Sicario ugualmente magistrale, va a controllare!
Comunque tranquillo per i rossori, non sei il primo che faccio arrossire su FilmTV ;D
Massimo esperto proprio no! Le lacune sono enormi. Però ci può stare massimo appassionato come tutti gli utenti di FilmTv.
"Soldi sporchi" purtroppo non è in nessuna piattaforma. Una mancanza notevole a mio avviso. E-bay può supplire alla mancanza. Io ne rimasi folgorato al cinema a suo tempo perciò può valere la spesa e la collezione.
Nel frattempo mi sono venuti a mente "Corvo rosso non avrai il mio scalpo" e "Mai gridare al lupo". Anche questi con la loro buona dose di neve. Se invece volessi sperimentare in futuro (se mai uscirà nelle piattaforme o nelle sale) Blanco en Blanco (qui inserito come "White on White". L'ho visto a Venezia a settembre e l'ho commentato qui (anche altri utenti l'hanno fatto). Fa del contrasto tra le luci abbacinanti della neve e le ombre degli interni la sua chiave di lettura. ;-)
Ma quanti bei consigli che mi dai, annoto subito come uno scolaretto davanti ad un maestro competente e simpatico.
Soldi Sporchi spero di trovarlo un giorno, sembra un film abbastanza dimenticato...
Grazie ancora per i tuoi preziosi consigli e alla prossima recensione ;D
Caro Roberto mi sono accorta solo ora di questa tua bellissima recensione di un film che io ho visto e mi ha appassionato come e più dei tanti film incentrati sulle problematiche dei nativi americani. Hai fatto un'analisi di tutto rispetto, come del resto è caratteristico del tuo talento nella scrittura.;-)
Grazie Anna Maria per aver ripescato questa. Wind River è un film molto bello e tratta argomenti importanti senza sbraitare e lasciando allo spettatore il compito di farsi delle domande. Per questo motivo mi è piaciuto parecchio. Grazie infinite per i complimenti che mi fanno arrossire. L'effetto dei titoli di coda su mia moglie mi ha dato lo spunto per una lettura diversa del film. Ogni tanto tanto traggo ispirazione dal privato per arricchire l'analisi filmica che, gioco forza, non è mai veramente imparziale. Un caro saluto. Roberto
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