Regia di Taylor Sheridan vedi scheda film
T.Sheridan chiude degnamente la sua originale trilogia sulla moderna frontiera americana con un thriller compatto, ambientato nella raggelata cornice dello Utah, che alimenta il motore della sua progressione drammatica con la perfetta metafora di una caccia al predatore quale elemento estraneo che usurpa i sacri vincoli della terra e del sangue.
L'indagine sulla morte violenta di una giovane indiana in una riserva dello Utah, conduce un esperto ranger locale ed una funzionaria FBI alle prime armi sulle labili tracce di una pericolosa pista di sangue. La scoperta della verità rappresenta per il primo il riscatto morale per la recente scomparsa della figlia adolescente e per la seconda l'affermazione di un'autorità che molti faticano a riconoscerle.
Iniziata con Sicario e proseguita con Hell or High Water, Taylor Sheridan decide di chiudere degnamente la sua originale trilogia sulla moderna frontiera americana dirigendo personalmente questo thriller-western raggelato nell'abbacinate deserto innevato dello Utah e riproponendo ancora una volta la metafora di una caccia all'uomo che rappresenti tanto il compimento di una giustizia civile fondata sulle leggi dello Stato quanto quello di un dovere morale che riveli il senso di una vendetta privata contro i crimini perpetrati in danno degli affetti e della tranquillità familiare. Le spinte propulsive da sempre in lotta per l'affermazione di una Nazione giovane nei territori vergini di una frontiera ostile, rivelano anche qui l'emblematica sintesi delle loro contraddizioni, presentandoci un rappresentante dei bianchi colonizzatori perfettamente integrato nello spirito di una residuale comunità di nativi, chiamato a mediare tra le due istanze di un ambivalente senso di giustizia: quello di un'autorità federale che si interessa a malapena di un crimine contro gli abitanti della riserva e quello di un'autorità locale che lo sente come un imperativo della coscienza; una covergenza di interessi legali e di doveri familiari che utilizza gli strumenti che la legge mette a disposizione per soddisfare la sua sacrosanta sete di vendetta. Strutturato come un thriller compatto, che trova nella suggestione delle ambientazioni e nella credibilità delle caratterizzazioni la cifra di un cinema classico che sempre più raramente le produzioni a stelle e strisce sanno proporre, alimenta il motore della sua progressione drammatica nella perfetta metafora di una caccia al predatore come elemento estraneo che usurpa i sacri vincoli della terra e del sangue, sia esso un branco di feroci canidi che fano stragi di candide greggi che un branco di stupratori foresti che fanno scempio di figlie nel fiore degli anni. Pur non rinunciando al ritmo di un cinema che fonda sull'azione e sulla tensione le chiavi di volta della sua struttura di genere, è attraversato dallo struggente lirismo di una riflessione sulla perdita e sul riscatto degli affetti che trova nella bellissima ballata di Garrett Sale e William wild (Feather) il leitmotiv di una colonna sonora le cui parole si riallacciano idealmente alla poesia con cui si apre il film e le cui musiche lo chiudono.
Si riunisce per l'occasione una già collaudata coppia Marvel: Jeremy Renner molto a suo agio in un ruolo (degno del migliore Jeff Bridges) che ha rischiato di non avere ed Elizabeth Olsen novellina modello e bella norvegese dagli occhi scintillanti che pare abbia sofferto di una curiosa 'cecità da neve' durante le riprese. Presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2017, è stato acclamato a Cannes 2017 ed insignito del prestigioso Un Certain Regard per la miglior regia.
Feel all my filth when I look in your eyes
But it falls light as a feather on my back in the night
Your house it will cover you but the rain still falls outside
Your light it don't shine cause its hidden under a bed
Why do you hide, under a bed
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