Regia di Taylor Sheridan vedi scheda film
Sheridan, il regista, arriva dal deserto meraviglioso del bellissimo "Hell Or High Water", che gli è valso una candidatura all'Oscar per la sua sceneggiatura. Come regista, invece, pochissima esperienza, solo un film misconosciuto, del 2011. Con questo "Wind River", prosegue il suo stato di grazia, specialmente per quello che riguarda la regia. Il deserto del Texas e dell'Oklahoma, diventa lo scenario selvaggio del Wyoming, (anche se il film è stato girato nello Utah), nord ovest americano, terra di neve, di pascoli, di cowboys e di niente. E terra di riserve indiane, nella fattispecie la Wind River Reservation, dove si svolgono i fatti. Cody, (un sempre splendido Jeremy Renner, misurato e malinconico), è un cacciatore di predatori, con un lutto da elaborare e un matrimonio in pezzi. Proprio seguendo le tracce di un puma, s'imbatte, nell'accecante luminosità e forza di un paesaggio perennemente innevato, in un cadavere di una giovane pellerossa, stuprata e morta di freddo. Questo darà il via a un thriller notevole, asciutto, magari un poco traballante sotto l'aspetto della trama, con un'agente della FBI, (una mediocre Elizabeth Olsen, uno dei lati deboli del film), un po' improbabile, ma con una serie di personaggi di contorno scolpiti perfettamente nelle asperità di quei posti. Un film che si regge proprio sull'atmosfera, sul dolore portato come un cappello da cowboy, sulle regole non scritte di una comunità fuori dal mondo (in)civile, che nonostante motoslitte, neve e trailers, pare decisamente un western, specialmente nell'ottima seconda parte. Gran bel lavoro, che cede poco ai sentimenti, alle smancerie, e che colpisce duro quando deve farlo. Qualcosa che sta fra "Un Gelido Inverno" e proprio "Hell Or High Water". Da vedere.
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