Regia di Martin Ritt vedi scheda film
J'accuse politico/ideologico da parte di esponenti di spicco della cinematografia ebraica hollywoodiana (tutti, o quasi, emarginati nella lista nera) nei confronti della paranoia comunista del governo maccartista in piena guerra fredda. Woody Allen è un cassiere qualunque col vizio delle scommesse che, per conto di un amico sceneggiatore epurato dalle produzioni televisive per sospettato comunismo, dietro compenso percentuale gli presta la sua identità per farlo continuare a lavorare scrivendo. Ma Allen/Prince è un tipo sarcastico, realista ed arrivista e quindi per migliorare il suo compenso, fa da prestanome anche ad altri sceneggiatori, e per le sue "doti" caratteriali riuscirà a tenersi la sua donna facendosi perdonare l'identità menzognera. Diventerà icona di ribellione e leggerezza nei confronti della pedante e ossessiva istituzione statale, mandandoli letteralmente a fare in culo. Solito mantra liberista progressista contro la presenza asfissiante dello stato in una fase storica di protezione geopolitica, e che ci condurra sovente, col cinema hollywoodiano, verso una futuro sempre più prossimo e ottimizzato alla penetrazione dell'ideologia neoliberista negli stati occidentali.
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