Regia di Volker Schlöndorff vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Max Zorn è uno scrittore stimato dalla critica e dal grande seguito di lettori.
Il suo ultimo romanzo sta confermando le aspettative commerciali attese e la positiva accoglienza della stampa ne costituisce ideale conforto.
Quando gli viene organizzato un soggiorno a New York, sempre legato al lancio commerciale della sua ultima fatica, Max decide di recarvisi accompagnato dalla giovane moglie Clara, con cui vive una appagante e tranquilla vita coniugale.
Nemmeno pensando lontanamente che il ricordo di una cocente storia d'amore vissuta 17 anni prima con l'ancora molto bella ed avvenente Rebecca, potesse ritornargli nella mente come una vera e propria ossessione senza via d'uscita.
Finirà quindi per cercare di sua iniziativa Rebecca, aiutato dalla sua valida assistente in loco e, una volta raggiunta presso lo studio d'avvocatura ove la donna lavora e si distingue per una significativa carriera, non saprà fare a meno che chiedere alla donna di tornare a Montauk, luogo cardine di una storia d'amore finita male e tra molte incomprensioni e frasi lasciate in sospeso.
Non si potrà aggiustare il passato, ma forse tentare di chiarire i tratti oscuri di una relazione intensa quale fu la loro, ma anche straziata di incomprensioni, senza contare che Rebecca conserva una ostilità con la patria originaria tedesca che non ci è dato bene comprendere nei dettagli più concreti.
Il gran regista tedesco Schlondorff prende spunto dai tratti generali e dal titolo del romanzo autobiografico di Max Frisch, Montauk, per raccontarci scampoli amorosi un po' lasciati al caso, ricordi perduti e dolorosi, ma anche manierati e confusi, di una storia d'amore Che fu cocente, viva, ma anche turbolenta, testimonianza triste e ormai lontana di un passato ormai inesorabilmente decorso.
Purtroppo i dialoghi spesso scadono nella banalità, nella genericità qualunquista per bocca di una borghesia inconcludente e snob che si perde nei suoi crucci davvero poco interessanti e anche mal sviscerati, capricci inutili di adulti poco cresciuti che sparano sentenze e teorizzano senza mai apparentemente esser riusciti a vivere nella concretezza semplice e verace di una vita che assimigli a quella vera di tutti i giorni.
Adulti egoisti, insicuri, sciocchi, nevrotici, capricciosi, tutti protesi a creare situazioni teoriche che dovrebbero suscitare aspettativa, ma che si rivelano povere di contenuto e scevre di qualsiasi anche più slabbrato scampolo di buon senso, senza riuscire mai ad ispirare attinenza o coerenza a stati d'animo che sfiorino la genuinità.
Stellan Skarsgard non sa fare di meglio che gigioneggiare imbarazzato, Nina Hoss fa il broncio per partito preso, e Niels Arestrup, nel ruolo dell'amico collezionista ricco ed infido, parla diverse lingue senza una vera logica, e forse in fondo nemmeno una per le ovvietà che gli si mettono in bocca.
Insomma questo Montauk è una accozzaglia di sentimentalismo snob molto fine a se stesso. Peccato soprattutto per Schlondorff, che ci aveva convinto appieno con il suo precedente, emozionante Diplomacy- Una notte per salvare Parigi.
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